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Pelle più compatta e luminosa: il trattamento che stimola la rigenerazione naturale

Pelle più compatta e luminosa: il trattamento che stimola la rigenerazione naturale


Ultima modifica Gio 11/12/2025 | Dott. Alessandra Polimeni

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Negli ultimi anni si parla sempre più spesso di skin quality, un risultato estetico che corrisponde ai nuovi desideri dei pazienti. In questo contesto, termini come collagene e fibroblasti non sono più appannaggio degli addetti ai lavori, ma sono entrati a far parte del lessico di chi ha a cuore la propria qualità della pelle. Per un breve ripasso: i fibroblasti sono le cellule del derma che producono collagene ed elastina, cioè le fibre che mantengono il tessuto cutaneo tonico e compatto. Non stupisce, quindi, che molti trattamenti estetici di nuova generazione puntino proprio a stimolare i fibroblasti.

Qualche esempio? Biorivitalizzazione e biostimolazione rigenerativa, i quali sembrano simili, ma in realtà sono trattamenti pelle viso che si contraddistinguono per delle specifiche differenze. Ne parliamo con la dottoressa Alessandra Polimeni, medico estetico, che ci ha spiegato in modo chiaro e semplice la differenza tra i due trattamenti.

 


Biorivitalizzazione e biostimolazione rigenerativa non sono sinonimi


Qual è la differenza tra i due trattamenti? «Entrambi sono metodiche di medicina estetica che si avvalgono di sostanze iniettabili su tutto il viso, ma differiscono sia nelle molecole iniettate che nelle funzioni. Pertanto, la biorivitalizzazione e la biostimolazione rigenerativa sono diverse anche per quanto riguarda gli scopi finali per la pelle» specifica la dottoressa.

«La biorivitalizzazione ha un’azione prevalentemente idratante, e utilizza un pool composto da acido ialuronico libero e glicerolo con effetto “rinvigorente” superficiale, pur restando nella specificità di un trattamento di medicina estetica (il termine “superficiale” non deve ingannare).

La biostimolazione rigenerativa, invece, ha un’azione più profonda poiché ha la capacità di stimolare i fibroblasti a produrre nuovo collagene. Si configura, quindi, come un vero e proprio processo di riparazione cutanea (da qui il riferimento alla rigenerazione tissutale). Inoltre, attiva la neoangiogenesi, cioè la formazione di nuovi vasi sanguigni, che migliorano il nutrimento della pelle e contribuiscono al suo “ringiovanimento”».

A chi sono consigliati i due trattamenti pelle viso?


«In genere, suggerisco la biorivitalizzazione quando il problema principale della pelle riguarda una severa disidratazione, cioè una perdita di acqua importante. Il trattamento ottiene risultati immediati: dona luminosità e rimpolpa leggermente, ma non attiva i processi rigenerativi profondi.

La biostimolazione rigenerativa, invece, è più indicata in caso di pelle danneggiata o matura, quando serve una vera azione riparativa del tessuto. A volte, può essere necessaria per una pelle giovane che richiede un miglioramento complessivo della sua qualità per vari motivi legati, per esempio a un invecchiamento precoce a causa dell’esposizione ai fattori ambientali. 

È un tipo di trattamento che può essere personalizzato in base al livello del danno cutaneo in virtù della possibilità di diluire in differenti gradi la sostanza responsabile della rigenerazione, cioè l’idrossiapatite di calcio». 

Dopo quanto tempo si notano i miglioramenti della pelle?


«I risultati della biorivitalizzazione sono immediati, perché più superficiali (ma pur sempre efficaci). Invece la biostimolazione rigenerativa richiede qualche settimana in più per evidenziare gli effetti poiché il trattamento mette in moto un processo rigenerativo che si sviluppa nel tempo. L’apice si raggiunge tra i 2 e i 4 mesi, perché l’organismo ha bisogno di tempo per produrre le nuove fibre. Il risultato può durare fino a 12 mesi.

Gli effetti principali della biostimolazione rigenerativa sono:
  • aumento del tono
  • migliore elasticità
  • pelle più compatta e uniforme
  • miglioramento evidente della texture.

È un trattamento adatto anche a collo e mani?


«Sì, la biostimolazione rigenerativa si può estendere oltre il viso. Sul collo l’idrossiapatite di calcio iperdiluito migliora l’elasticità cutanea senza aggiungere spessori o irregolarità antiestetiche.
Sulle mani, invece, il trattamento di rigenerazione aumenta lo spessore del dorso, mascherando così le vene e i tendini (che tendono a evidenziarsi con l’età). Inoltre, aiuta contro le macchie proprio perché contrasta la pelle sottile, ma il beneficio principale riguarda la compattezza della cute che di riflesso camuffa i segni di invecchiamento sulle mani».

La biostimolazione rigenerativa si può combinare con peeling e filler?


«Certo. Con il peeling agisce in sinergia: se il primo lavora in superficie, la biostimolazione lavora profondità. Di solito i due trattamenti si eseguono a distanza di una settimana, dando la precedenza al peeling.

Combinando biostimolazione rigenerativa e filler riempitivi con acido ialuronico si ottiene un doppio effetto: il filler definisce e volumizza, mentre l’idrossiapatite rigenera la pelle e ne migliora la qualità complessiva, per un effetto finale di grande impatto.

Un caso di successo che spiega bene il risultato dei trattamenti combinati


«Una volta su una paziente prossima al matrimonio ho eseguito sia la biostimolazione rigenerativa che i filler con acido ialuronico. Il futuro marito, inizialmente scettico, mi ha poi scritto sull’onda dell’entusiasmo dei risultati che lo avevano stupito per la naturalezza. Il timore di ritrovarsi all’altare una donna completamente diversa era svanito al punto da ricredersi completamente».

 
Intervista realizzata in collaborazione con Alessandra Montelli.

 

 

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Polimeni Alessandra

Autore

Medicina estetica

Messina (ME)

Reggio Calabria (RC)


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