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Bioristrutturazione: il trattamento che “sostiene” la pelle

Bioristrutturazione: il trattamento che “sostiene” la pelle


Mar 21/06/2022 | Dott. Maria Teresa Luverà

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Una delle caratteristiche della giovinezza è la pelle “coesa” al viso. Grazie a sostanze iniettabili dalle capacità ristrutturanti del derma, è possibile mantenere quest’effetto di compattezza. Ne parliamo con la Dottoressa Marita Teresa Luverà dello Studio Magi.

Nella medicina estetica c’è un approccio terapeutico che sta prendendo sempre più piede: la bioristrutturazione. Si tratta di un trattamento dermatologico che mira a curare la pelle, oltre che a ottenere un risultato estetico tangibile. L’obiettivo è rendere la cute strutturalmente più forte al fine di assecondare il tempo che passa, anziché aggredirla con trasformazioni del viso poco credibili. Addio volumi esagerati, bentornata naturalezza!

Bioristrutturare la pelle vuol dire intervenire principalmente sul derma, cioè lo strato più profondo, per far sì che la cute diventi più tonica e compatta, evitando che ceda. Rispetto ai trattamenti che agiscono più in superficie, come quelli che aumentano i volumi del viso, la bioristrutturazione comporta un risultato più duraturo nel tempo. Oltre che curativo della pelle.

Identikit del paziente dermatologico ed estetico


In quest’ottica cambia anche la visione del paziente dermatologico, che cerca egli stesso nel medico una forma di consulenza. In genere, non ha esigenze di correzioni immediate, ma desidera dapprima curare la pelle per poi comprendere qual è il trattamento più adatto a sé. Inoltre, è molto attento alle indicazioni post-trattamento, chiedendo tante informazioni sulla skincare, la protezione solare e la cura della pelle suddivisa per stagionalità.

Che cos’è la bioristrutturazione della pelle?


Per bioristrutturazione si intende una tipologia di trattamenti di medicina estetica orientati a migliorare la qualità del derma, al fine di stimolare la neocollagenesi, cioè nuova produzione di collagene. Quest’ultima è la proteina principale della matrice extracellulare che, organizzandosi in fibre elastiche, dà origine a una struttura (da qui il termine bioristrutturazione) che funge da sostegno alla pelle stessa. In altri termini, è grazie al collagene che la cute resta “ancorata” al viso. Con il passare del tempo, le fibre di collagene non solo diminuiscono in quantità, ma risultano degradate dal punto di vista qualitativo. Ciò dà origine a lassità e cedimenti. 

Si comprende bene che stimolare i fibroblasti, cioè le cellule del derma preposte alla (formazione di collagene), vuol dire contrastare i cedimenti, affrontando il problema alla radice.

Come si effettua la bioristrutturazione del derma?


Esistono diverse modalità per bioristrutturare la pelle: per via topica, attraverso gli iniettabili o per mezzo di apparecchi elettromedicali. Ogni trattamento agisce in modo più o meno profondo, perciò le indicazioni variano a seconda delle condizioni del paziente.

C’è un’età per iniziare?


Ormai in medicina estetica, tanto più in dermatologica, non si parla più di età, ma di condizione della pelle. Senz’altro però dopo i 30 anni ci si può sottoporre a qualche trattamento mini-invasivo per migliorare la qualità della pelle. I nuovi peeling, per esempio, oltre a levigare la superficie cutanea, lavorano nel profondo, donano tonicità. E poi si può procedere a filler ristrutturanti che mantengano e/o restituiscano il turgore con effetti molto naturali. 

Oggi sta cambiando anche la consapevolezza da parte dei pazienti, i quali intuiscono che iniziare con qualche piccolo trattamento soft vuol dire non dover ricorrere a trattamenti invasivi quando ormai sarà troppo tardi.

Quali sono gli iniettabili che bioristrutturano la pelle?


Ce ne sono diversi. Tra i più efficaci c’è un filler di acido ialuronico associato al glicerolo, una sinergia che fa sì che le due sostanze richiamino idratazione in modo molto più graduale e diffuso rispetto al tradizionale filler volumizzante. Serve a livellare le prime linee di espressione, a riempire gli esiti cicatriziali post-acneici e in genere a togliere la stanchezza dal viso, donando freschezza e luminosità. Per tutti questi motivi, questo tipo di filler abbatte anche lo scetticismo che a volte circonda i trattamenti iniettivi. Si effettua su più punti del viso.

Per ristrutturazioni più mirate c’è l’idrossiapatite di calcio, una sostanza naturale presente nell’organismo al livello delle ossa, che ha 2 grandi capacità. La prima è la biostimolazione immediata della pelle per cui l’effetto di “ricompattamento” della cute si evidenzia subito, già subito dopo la seduta. Il merito è della sua composizione: l’idrossiapatite ha una struttura molto più densa rispetto all’acido ialuronico, riuscendo così a dare più sostegno. La sua seconda capacità è quella di stimolare i fibroblasti a produrre nuovo collagene, quindi ha un effetto curativo. 

Si effettua sui punti del viso soggetti a maggiori cedimenti, come ad esempio la jaw line (la linea mandibolare), il mento e l’area malare (la zona sotto gli zigomi corrispondente alla parte alta delle guance). Ma va bene anche su collo, décolleté e persino sulle mani.

C’è differenza tra biorivitalizzazione e bioristrutturazione?


Sì, cambia quella che possiamo definire “mission” del trattamento. La biorivitalizzazione è una sorta di pronto intervento della pelle: a livello superficiale si iniettano vitamine e aminoacidi per fornire idratazione. Di solito i cocktail iniettivi vengono modulati sulle esigenze del paziente (schiarire, reidratare, illuminare ecc.). I risultati sono di breve durata.

La bioristrutturazione, invece, innanzitutto segue un programma cadenzato di lavoro che prevede più sedute (non tutte uguali per tutti i pazienti). È un trattamento che agisce più da skin booster, cioè potenziatore delle funzionalità della pelle. Ha risultati meno immediati, ma che durano di più nel tempo. Questo è anche il motivo per cui non sempre sono necessarie “riprese” del trattamento a distanza ravvicinata. Il fine ultimo della bioristrutturazione è – in una parola – sostegno alla pelle: restituirlo, mantenerlo, rafforzarlo.

Accorgimenti post-trattamento?


Non esporsi al sole nelle immediate 72 ore ed evitare attività fisica a scopo cautelativo. 

I filler bioristrurranti possono prevenire il danno dei raggi UV?


No, la protezione solare è garantita solo dall’applicazione di schermi solari.

Questi filler possono essere intesi come un modo per preparare la pelle al sole?


Certo, possono garantire idratazione e effetto antiossidante, rafforzando così la pelle, preparandola all’incontro con i raggi UV, ma non possono sostituirsi mai alla protezione solare.

Il sole fa svanire gli effetti dei filler?


La produzione di radicali liberi e l’ossidazione può far si che il trattamento iniettivo abbia minor durata rispetto alle previsioni attese.

Contro la perdita di collagene, causata dall'eccessiva esposizione solare, cosa si può fare?

Stile di vita sano, alimentazione bilanciata, protezione dal sole e stimolazione dei tessuti attraverso trattamenti ambulatoriali 

E dopo l'estate invece cosa fare per contrastare la disidratazione?


Peeling e bioristrutturazione iniettiva.

 
In collaborazione con Alessandra Montelli.

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