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Ritrovare armonia con l’approccio delicato ai trattamenti viso

Ritrovare armonia con l’approccio delicato ai trattamenti viso


Ultima modifica Mer 04/06/2025 | Dott. Stefania Bizzarri

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«Vorrei fare un trattamento di medicina estetica, ma ho paura di non riconoscermi». È questo uno dei pensieri più frequenti di chi si avvicina per la prima volta alla medicina estetica. Il timore di stravolgere i propri lineamenti e di ottenere un effetto finto ha spinto pazienti e professionisti verso una nuova filosofia del trattamento medico-estetico: quella del “ritocco” soft. Un approccio delicato, graduale e armonico che non punta alla trasformazione, ma a restituire al volto la freschezza di un tempo.

«In questi casi, il primo passo è rassicurare i pazienti: l’obiettivo della medicina estetica non è trasformare, ma restituire al volto le proporzioni e la freschezza che aveva in passato» - spiega la dottoressa Stefania Bizzarri, medico estetico a Roma.

Che cosa si intende oggi per bellezza naturale nella medicina estetica?


La vera medicina estetica è quella che si fa ma non si vede. Quella che dona al viso l’immagine di un sé più giovane, senza modificarne l’identità. Oggi il concetto di “bellezza naturale” non è più legato a un canone rigido, ma si fonda sull’equilibrio e sull’armonia tra i volumi del viso. E soprattutto sulla conservazione delle espressioni individuali.

Inoltre, i trattamenti di ultima generazione permettono di intervenire sui dettagli del viso con precisione e discrezione: si può, per esempio, ridefinire uno zigomo o una mandibola, senza che il risultato sia evidente a un occhio esterno. Il viso appare semplicemente più disteso e più "in forma".

Un esempio di un trattamento di medicina estetica che migliora l’aspetto senza alterarlo?


Un modo per non alterare i lineamenti è usare filler di acido ialuronico formulati per ogni uso diverso. In particolare, ci sono filler studiati per rispondere a un bisogno specifico: idratazione profonda, rimodellamento del volto, distensione delle rughe, ridefinizione dei volumi. Tutto ciò senza trasformare il viso, poiché i nuovi filler sono realizzati con tecnologia speciali, che si integrano perfettamente con i tessuti. 

Qualche esempio? Sugli zigomi preferisco un filler con maggiore capacità proiettiva; sulle pieghe naso-geniene o sulle labbra, opto per una formulazione più morbida. Il tutto senza mai eccedere: meglio intervenire in due sedute, con gradualità, che rischiare un risultato artefatto.

Tutti questi trattamenti possono durare di più se supportati da una skincare quotidiana mirata: consiglio sempre prodotti formulati sulla base di ricerche cliniche, perché sono più sicuri e offrono più garanzie. Una buona detersione e una crema con protezione solare possono fare la differenza.

Tuttavia, in giro si vedono visi con eccesso di filler: ci sono segnali clinici oltre che visivi?


Un eccesso di filler — o una scelta inadeguata del prodotto o della tecnica — può alterare l’armonia del volto. I segnali? Guance innaturalmente sporgenti, sguardo spento, profili poco definiti. In alcuni casi, può comparire persino una dissonanza tra le aree trattate e quelle non trattate che rompe l’armonia generale.

Mi capita di ricevere pazienti che si sono sottoposti a vari trattamenti e non si riconoscono più. In questi casi, la prima cosa che faccio è fotografarle ed eseguire un’ecografia dei tessuti del viso: mi permette di capire dove è stato posizionato il precedente filler, se è ancora presente e se è possibile intervenire per rimediare.

Il rischio maggiore è la stratificazione dell’acido ialuronico: se a distanza ravvicinata si sovrappongono trattamenti senza una valutazione attenta, si può ottenere un effetto “gonfio” e innaturale. Inoltre, alcuni pazienti non sanno che il filler residuo può persistere per qualche anno, quindi, prima di procedere con altri filler bisogna rispettare dei tempi non troppo corti per evitare accumuli.

Per ottenere effetti naturali è bene eseguire i trattamenti successivi valutando la presenza del prodotto precedente, altrimenti si rischia un sovraccarico che modifica la fisionomia del viso. Ecco perché, se a occhio noto eccesso di filler, eseguo un’ecografia del viso.

Il trattamento cambia se il paziente ha già ricevuto filler in passato?


Sì, quando il viso ha già subito trattamenti, occorre una valutazione ancora più attenta. L’ecografia dei tessuti permette di individuare la presenza di residui di filler e di valutare come intervenire: in alcuni casi si può ricorrere alla ialuronidasi per sciogliere il prodotto precedente. In altri, si lavora su aree differenti per ripristinare i volumi in modo più armonico.

Il paradosso è che spesso, proprio sui visi già trattati, si ottengono i risultati migliori, perché il viso ha già una “base” di filler e basta poco per riequilibrarlo.

Un paziente che ha già ricevuto filler può comunque ottenere un ottimo risultato con trattamenti soft, anzi, in certi casi è possibile armonizzare meglio il viso proprio perché si interviene dove il prodotto si è già riassorbito parzialmente. Naturalmente, occorre grande attenzione nella scelta delle aree e del tipo di acido ialuronico.

La scelta del medico estetico


Per questo è fondamentale affidarsi a professionisti di medicina estetica che non solo conoscano le tecniche, ma sappiano anche riconoscere i limiti anatomici, intervenire con moderazione e, se necessario, utilizzare strumenti diagnostici, come l’ecografia dei tessuti, per valutare la situazione reale prima di ogni trattamento.

Il vero obiettivo, oggi, è quello di mantenere il volto fedele a sé stesso, ma visibilmente più fresco e curato. E la differenza tra un trattamento ben fatto e uno eccessivo si vede, o meglio, non si deve vedere.

 

 

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