Accesso
Dottori

Impianto o materiale alloplastico


Lun 23/05/2022 | Dott. Tania Basile

Condividi su Facebook Condividi su Twitter

DEFINIZIONE

In medicina, l’impianto, o materiale alloplastico, è una sostanza di origine esogena, e dunque non contenuta naturalmente nell’organismo, che persegue il fine di essere inserita nel tessuto cutaneo o in sede sub-cutanea, per aumentare il volume o correggere deformità di alcune parti del corpo. Nel settore più specifico della medicina estetica, con impianto, o materiale alloplastico, si intende riferirsi all’utilizzo di fillers e di fili intradermici riassorbibili, impiantati con il fine di volumizzare aree del corpo poco sviluppate.

COS’È

L’impianto, o materiale alloplastico, è una sostanza di derivazione esterna all’organismo che, in alcune tecniche, può essere impiantata in alcune sedi corporee, con il preciso fine di conferire una maggiore volumizzazione e pienezza. In medicina estetica e in dermatologia, tali sostanze vengono adoperate quando i pazienti lamentano un certo senso di disagio connesso allo scarso sviluppo e alla poco prominenza di aree del corpo “sensibili” come il seno e il viso.

Attraverso l’impianto, o materiale alloplastico, risulta possibile aumentare il volume delle aree del corpo designate, procedendo all’infiltrazione di fillers o all’applicazione di fili intradermici, che vengono impiantati in sede dermica, ossia profondamente allo strato di cellule epidermiche.

NOMI ALTERNATIVI

Talvolta, l’impianto, o materiale alloplastico, può essere denominato come “materiale eteroplastico” sebbene questa dicitura sia oggi poco utilizzata e desueta rispetto all’aggettivo “alloplastico”.

A COSA SERVE

Come detto, l’impianto, o materiale alloplastico, nel settore della medicina estetica si identifica soprattutto con il filler, ossia la sostanza volumizzante che viene impiantata in varie regioni del corpo, con lo scopo di aumentarne la pienezza.

A questo fine, l’impianto o materiale alloplastico può essere impiegato per:


  • Trattamento delle cicatrici, dove l’impianto può perseguire il fine di appianare e regolarizzare la superficie della cicatrice, inducendo il distacco dello strato superficiale.

  • Trattamento delle borse adipose e delle borse palpebrali, in quei pazienti che non vogliono sottoporsi a un’invasiva operazione chirurgica di rimodellamento diretto delle palpebre;

  • Trattamento delle rughe, sia dinamiche sia soprattutto statiche. Le rughe statiche, come le rughe frontali e alcune rughe del plesso naso-labiale, sono visibili perennemente, senza che il soggetto compia dei movimenti particolari per metterle in evidenza. In questi casi, l’impiego del filler può servire ad attenuare e correggere la presenza di rughe statiche e solchi cutanei.

  • Trattamento volumizzante dei lineamenti del volto. L’impianto, o materiale alloplastico, eseguito anche mediante applicazione di fili intradermici, può servire a conferire maggiore pienezza ai lineamenti del volto, riempiendo i volumi delle aree zigomatiche, mentoniere e frontali.

  • Trattamento volumizzante delle labbra. Le labbra costituiscono, specialmente nella donna, un elemento anatomico sensuale ed espressivo e, per questa ragione, l’applicazione di un impianto in tale zona potrebbe servire per rendere le labbra più carnose e seducenti.


APPLICAZIONI IN MEDICINA ESTETICA E DERMATOLOGIA

Come detto, le principali applicazioni di impianto, o materiale alloplastico, nel settore della medicina estetica e della dermatologia, si identificano nel filling e nell’utilizzo dei fili intradermici.

In dettaglio:

  • Il filling è una procedura di medicina estetica che mira a conferire pienezza e volumizzazione ad aree del corpo o del viso che appaiono poco sviluppate. Tale tecnica viene eseguita mediante iniezione diretta, in sede intradermica, di sostanze rinvigorenti e riempienti, come l’acido ialuronico e l’acido polilattico. In genere, questi filler sono riassorbibili e bisogna presentarsi più volte e a diverse sedute applicative, prima di poter notare un effetto volumizzante permanente.

  • Applicazione dei fili intradermici. I fili intradermici sono dei materiali alloplastici con proprietà riassorbibili, costituiti in genere da polidiossixanone, capaci di attivare processi di contrasto all’invecchiamento della cute e alla flaccidità della pelle. I fili sono posizionati in sede intradermica e promuovono in tempi rapidi la produzione di nuove fibre collagene e una migliore trama di sostegno del tessuto sub-epidermico, ridistendendo la cute. Più del filling tradizionale, l’impiego dei fili intradermici può risultare più passibile di eventi avversi come edema e reazioni immunitarie-infiammatorie, oltre che di reazioni da corpo estraneo, con possibile espulsione dei fili.


RISCHI, COMPLICAZIONI ED EFFETTI COLLATERALI

L’impiego e la valutazione dell’applicazione di impianti, o materiali alloplastici, in medicina estetica, va adeguatamente effettuata dal medico di medicina estetica, il quale esegue dapprima un’accurata visita preliminare al paziente.

Infatti, l’utilizzo nelle maniere non opportune di impianti può comportare una serie di effetti collaterali, come:

  • Edema;

  • Eritema;

  • Formazione di piccole raccolte petecchiali;

  • Reazioni infiammatorie;

  • Reazioni immunologiche da corpo estraneo, fino all’espulsione della sostanza impiantata.


FONTI:

  • Carlo D’Aniello, Manuale di Medicina Estetica, Masterbooks, 2019.

  • Alberto Massirone, Trattato di Medicina Estetica, Piccin Nuova-Libraria, 2010.


Articoli correlati

Accesso contenuti completi

x