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Acido tricloroacetico


Mar 26/04/2022 | Dott. Tania Basile

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DEFINIZIONE

L’acido tricloroacetico è un derivato dell’acido acetico e ha formula chimica bruta C2HCl3O2. È uno dei cheratolitici più diffusi ed utilizzati con una azione attestata sia sulla superfice cutanea che a media profondità. È un composto che non ha effetti tossici sistemici e per ciò preferito ad altre sostanze utilizzate per i peeling chimici. Il suo principio d’azione sulla pelle, con alte concentrazioni,  è orientato alla necrosi coagulativa delle proteine. È utilizzato per acne, cicatrici, verruche, invecchiamento cutaneo e iperpigmentazione.

COS’È

L’acido tricloroacetico (C2HCl3O2) è un acido appartenente agli acidi carbossilici e sintetizzato dall’acido acetico. A temperatura ambiente si presenta come un cristallo trasparente e deliquescente ovvero che tende ad attirare acqua in cerca di un equilibrio chimico come per i sali. Ha un pka di 0,69 che lo pone tra i peeling più acidi utilizzati in medicina estetica.

L’uso dell’acido tricloroacetico è soggetto a preparazione in soluzioni variabili dal 15% al 50%. Aldilà di questa soglia, la concentrazione di AT rischia di provocare danni ai tessuti come lesioni, iperpigmentazioni ed esiti cicatriziali. Le concentrazioni più basse agiscono solo sullo strato superficiale dell’epidermide mentre con percentuali del 25% si ha un coinvolgimento di tutto il tessuto epidermico. La necrosi coagulativa delle proteine dell’epidermide assicura un peeling medio ed una azione concreta su cicatrici e rughe profonde.

STORIA

L’acido acetico è noto si dall’antichità ed ha accompagnato l’evoluzione delle società umane ad ogni latitudine. Le proprietà dell’aceto vennero scoperte come esito dell’ossidazione dell’etanolo contenuto in bevande alcoliche fermentate come vino, sidro, birra, ecc. L’aceto è stato fondamentale nella vita umana per le proprietà utili nella conservazione dei cibi, come disinfettante e come detergente. Inoltre, erano note le sue proprietà moderatamente corrosive sui metalli e dall’azione sugli stessi la produzione di composti ossidati utilizzati dagli artisti come pigmento. L’acido tricloroacetico fu isolato per la prima volta dal chimico francese Jean-Baptiste Dumas nel 1839.

A COSA SERVE

L’acido tricloroacetico è un peeling di media potenza e può agire su inestetismi importanti e profondi nell’epidermide. Un esempio concreto è rappresentato dalla capacità di eliminare, con concentrazioni tra il 25%-30%  cicatrici, smagliature e rughe profonde. Per migliorare l’efficacia solitamente il trattamento con AT è accompagnato da altri acidi utilizzati nei peeling (soluzione di Jessner, acido glicolico). Può, altresì, essere previsto un trattamento preparatorio a base di acido salicilico o glicolico al fine di assottigliare lo strato corneo della cute e permettere una maggiore penetrazione dell’AT.

INDICAZIONI IN MEDICINA ESTETICA E DERMATOLOGIA

L’acido tricloroacetico è indicato per:


  • Acne e cicatrici acneiche

  • Seborrea

  • Cicatrici

  • Rughe

  • Smagliature

  • Iperpigmentazione e discromie cutanee

  • Verruche

  • Fotoinvecchiamento

  • Photoaging

  • Cheratosi varie


PROPRIETA’

L’AT ha la capacità di provocare la necrosi coagulativa delle proteine e per tale caratteristica è utilizzato nella chimica biologica, in bassissime percentuali, per far precipitare proteine, DNA e RNA. Attraverso lo stesso principio la medicina estetica e la dermatologia utilizzano il composto contro le proteine dell’epidermide a diversi strati. L’obiettivo di tale azione è quello di uniformare lucentezza, tono e inestetismi cutanei e trattare cicatrici, smagliature e rughe medio-profonde con risultati importanti.

L’attestazione dell’efficacia dell’AT è data dagli studi clinici che hanno mostrato risultati importanti contro l’acne ed un miglioramento complessivo delle strutture cutanee grazie alla stimolazione dello strato basale e dei fibroblasti alla produzione di nuove fibre collagene ed elastina.

RISCHI, COMPLICAZIONI ED EFFETTI COLLATERALI

L’acido tricloroacetico è ben tollerato tuttavia è consigliato l’uso esclusivo di prodotti certificati e applicati da personale medico esperto al fine di evitare conseguenze per la salute. Le principali controindicazioni all’uso dell’acido tricloroacetico sono:

  • Orticaria cronica

  • Dermatite atopica

  • Herpes simplex

  • Gravidanza e allattamento

  • Fototipi IV, V e VI.

  • Melasma

  • Predisposizione alla formazione di cheloidi (diatesi fibroblastica)


I principali rischi legati ai trattamenti con acido tricloroacetico sono riferibili a:

  • Eritema

  • Discromie

  • Impetiginizzazione secondaria

  • Recidive da herpes

  • Atrofia


FONTI:

  • Maria Pia De Padova, I peeling chimici dell’acne, Università degli studi di Bologna, 2007.

  • Maria Pia De Padova et al, Peeling all'acido salicilico nel trattamento dell'acne: La nostra esperienza, Giornale Italiano di Dermatologia e Venereologia, Vol.137, Issue 1, pp 31-36, gennaio 2002.



  • William W. Huang, Christine S. Ahn, Clinical Manual of Dermatology, Springer

  • Tullio Cainelli, Alberto Giannetti, Alfredo Rebora, Manuale di dermatologia medica e chirurgica, McGraw Hill 2017.

  • Carlo D’Aniello, Manuale di Medicina Estetica, Masterbooks, 2019.

  • Alberto Massirone, Trattato di Medicina Estetica, Piccin Nuova-Libraria, 2010.

  • Andrea Bovero, Dall’inestetismo al trattamento cosmetico, Tecniche Nuove, 2011.


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