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Cos’è il biofiller?

Cos’è il biofiller?


Lun 19/04/2021 | Dott. Giulia Astolfi

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I segni dell’invecchiamento cutaneo del volto iniziano a comparire già intorno ai 35 anni, ma poi si accentuano progressivamente man mano che si va avanti con l’età. Non è ovviamente uguale per tutti, perché alcuni tipi di pelle tendono a invecchiare prima e altri più tardi, a seconda sia della predisposizione genetica che di fattori legati allo stile di vita della persona.

Le cause fisiologiche dell’invecchiamento sono attribuibili principalmente alla progressiva deplezione delle riserve di collagene nel derma, lo strato di tessuto connettivo della pelle. Il tessuto cutaneo è infatti composto da 3 strati, che a partire dall’esterno sono nell’ordine epidermide, derma a ipoderma o tessuto sottocutaneo. 

L’epidermide è lo strato più esterno ed è di conseguenza quello più esposto all’azione degli agenti atmosferici. È anche per questo motivo che è ricoperta da quello che è conosciuto come film idrolipidico superficiale, ossia una sorta di pellicola protettiva che la protegge e allo stesso tempo ne mantiene l’idratazione. La protezione è fornita dalla componente lipidica, mentre l’idratazione è garantita dal fattore naturale di idratazione o NMF, che altro non è che una miscela di sostanze idrosolubili in grado di legare acqua e di trattenere quindi nello strato corneo l’umidità ambientale.

Il derma si trova sotto l’epidermide, e ha funzioni di sostegno e di riempimento. È qui che si trovano le principali riserve di collagene, una proteina fibrosa prodotta dall’organismo stesso che, insieme ad un’altra proteina che è l’elastina, forma una rete solida e stabile, in grado di fornire all’epidermide sia sostegno che elasticità. 

Lo strato più profondo è costituito invece dall’ipoderma, formato da tessuto muscolare e pannicolo adiposo, con funzioni principalmente di assorbimento degli urti e protezione da traumi meccanici.

Con l’avanzare dell’età l’organismo inizia gradualmente, ma progressivamente, a rallentare la produzione di collagene, per cui ad un certo punto il collagene di nuova sintesi non è sufficiente a sostituire quello vecchio, che va invece incontro a degradazione. Questo porta ad una perdita di compattezza ed elasticità del tessuto cutaneo, ed alla conseguente comparsa di rughe e lassità, che si evidenzia con un cedimento del tessuto verso il basso. 

Nel derma, oltre a collagene ed elastina, è presente anche l’acido ialuronico, un disaccaride che riesce a legare a sé moltissime molecole di acqua, formando un gel che si insinua all’interno della rete di collagene ed elastina donando volume e morbidezza alla pelle. Con il tempo anche le riserve di acido ialuronico diminuiscono, e così il viso perde volumi ed idratazione.

Anche l’epidermide subisce con il tempo delle modificazioni, legate più che a processi interni anche a fattori ambientali. In generale le basse temperature, il vento e i bruschi sbalzi termici tendono a danneggiare il film idrolipidico superficiale, causando una perdita della continuità dello stesso e di conseguenza della sua efficienza. L’epidermide si assottiglia e perde umidità, diventando più secca e disidratata. Questo è particolarmente evidente su viso e dorso delle mani in inverno: quando la sera si va ad applicare la crema, sembra sempre che la quantità applicata non sia sufficiente.

L’esposizione cronica a i raggi UV, quindi ai raggi solari, porta invece alla formazione di radicali liberi, delle molecole particolarmente reattive che quando si accumulano possono portare a danni alle cellule e all’invecchiamento delle stesse. Il fenomeno è comunemente conosciuto come “fotoaging”, e si manifesta in genere con rughe particolari chiamate attiniche o da “tramatura cutanea”: in pratica la pelle appare come sgualcita, con un aspetto a pergamena.

Tutto questo porta alla comparsa dei segni dell’invecchiamento, che sul volto sono costituiti principalmente da:


  • Perdita di volumi a livello di tempie, zigomi e labbra

  • Comparsa e accentuazione delle rughe, sia di espressione che attiniche

  • Lassità cutanea e perdita dell’ovale del volto


Per correggere questi inestetismi e quindi rallentare l’invecchiamento del volto in medicina estetica si utilizzano di frequente i filler. Si tratta di trattamenti attuati con tecnica iniettiva, praticando delle microiniezioni con aghi sottilissimi, per cui i protocolli rientrano tra quelli mini invasivi, che permettono un ritorno pressoché immediato alla vita sociale.

In quanto a composizione, i filler possono essere di natura sintetica, biologica o biofiller. I biofiller sono l’ultima frontiera nel campo della medicina estetica: essi contengono materiale autologo prelevato dal paziente e opportunamente trattato, miscelato con altre molecole quali acido ialuronico e vitamine.

 

Biofiller: cosa sono e come funziona il trattamento


I biofiller sono un’innovazione nel campo della medicina estetica, delle sostanze riempitive realizzate con materiale autologo, ovvero prelevato direttamente dal paziente, e re-iniettate dove necessario, miscelate a sostanze quali acido ialuronico o vitamine.

Il materiale autologo che viene utilizzato a questo scopo è rappresentato generalmente da tessuto adiposo o da fattori di crescita del plasma (PRP).

Il prelievo del tessuto adiposo si ottiene tramite l’aspirazione di adipociti da zone “donatrici” (generalmente interno coscia, addome o fianchi) attraverso delle specifiche cannule: una volta ottenuto il materiale adeguato al trattamento, questo può essere miscelato ad acido ialuronico o vitamine prima di essere re-iniettato in altre sedi.

Il plasma si ottiene invece per centrifugazione, utilizzando un macchinario apposito, del sangue prelevato con un semplice prelievo venoso. Una volta ottenuta la separazione del sangue nelle sue due componenti, cellulare e plasmatica, quest’ultima viene preparata in siringhe ed è pronta per essere iniettata così com’è oppure miscelata con vitamine o acido ialuronico, a seconda dello scopo del trattamento.

 

Biofiller: quali sono le principali applicazioni in medicina estetica


Come anticipato i biofiller trovano indicazione nella pratica clinica come sostanze volumizzanti, riempitive o biostimolanti.

I biofiller utilizzati al fine di ripristinare i volumi sono composti da tessuto adiposo miscelato con acido ialuronico. Vengono utilizzati per ripristinare i volumi persi nelle zone zigomatico-malare, del contorno mandibolare e temporale, ma anche per creare un aumento di volume di labbra o zigomi o come sostanza riempitiva nella correzione di rughe più o meno profonde

I biofiller utilizzati a scopo biorivitalizzante sono costituiti invece da plasma e vitamine, sfruttando la presenza di fattori di crescita che determinano la rigenerazione di collagene ed elastina nel tessuto sottocutaneo. Questa loro caratteristica viene sfruttata anche nel trattamento dell’alopecia, tramite microiniezioni a livello del cuoio capelluto.

 

Biofiller: risultati ottenibili e controindicazioni


I risultati dei biofiller si possono osservare già nell’immediato post-trattamento grazie all’effetto riempitivo e volumizzante: pelle più liscia e distesa, attenuazione delle rughe e armonizzazione dei lineamenti. Al risultato immediato, si associa un effetto a lungo termine, legato all’azione dei fattori di crescita plasmatici e delle cellule staminali del tessuto adiposo, che favoriscono la rigenerazione del collagene della matrice sottocutanea.

Utilizzando materiale autologo si riducono drasticamente la possibilità di reazioni avverse al trattamento e le controindicazioni, che sono gravidanza, allattamento e infezioni in corso.

 

 

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Giulia Astolfi

Autore

Medicina estetica

Milano (MI)

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