Mar 28/07/2020 | Dott. Paolo Santanchè | Medico Certificato Ethigate
Il lifting, o ritidectomia, è un intervento chirurgico e l’uso di questa terminologia per definire trattamenti medici o fisioterapici è improprio e spesso truffaldino. Solo l’intervento chirurgico correttamente eseguito è in grado di produrre i risultati sperati.
La ritidectomia viene più frequentemente richiesta da uomini e donne tra i 50 e i 60 anni, ma consente comunque di ottenere ottimi risultati anche in pazienti con più di 70 anni. Importanti per una buona riuscita della ritidectomia sono anche le caratteristiche dei tessuti: quanto più questi risulteranno trofici ed elastici, tanto migliore e soprattutto più duraturo, sarà il risultato. Questo ci porta a un’ulteriore considerazione. Normalmente si pensa che la perdita di tono e il cedimento della cute del viso e del collo siano esclusivamente causate dal rilassamento della pelle. Le strutture che invece principalmente cedono sono i piani al di sotto della cute: lo SMAS (Sistema Aponeurotico Superficiale) per quel che riguarda il viso, e il muscolo Platisma, per quanto concerne il collo. La pelle ha funzione di copertura, non di sostegno e di conseguenza è il cedimento delle strutture sottostanti che trascina con sé la pelle.
Quindi si è visto che mantenendo o ripristinando il tono di queste strutture non appena queste tendono a perdere consistenza (il che avviene già prima dei 40 anni) si rallenta in modo impressionante il processo d’invecchiamento. Negli ultimi tempi sono infatti aumentati moltissimo gli interventi di ritidectomia o face lift in donne poco meno o poco più che quarantenni. Il risultato è stupefacente: considerando che un buon intervento di lifting o ritidectomia toglie una buona decina d’anni, il passaggio dall’aspetto quarantenne all’aspetto trentenne comporta un vero e proprio cambio di categoria, da signora a di nuovo signorina!
Per prendere quindi i proverbiali due piccioni con una fava, cioè non solo ringiovanire, ma soprattutto rallentare significativamente l’inevitabile processo d’invecchiamento, bisogna reinterpretare la ritidectomia come intervento di “non invecchiamento”, piuttosto che di ringiovanimento. È sicuramente meglio infatti non invecchiare, o invecchiare molto più lentamente di come avverrebbe naturalmente, piuttosto che invecchiare e periodicamente ringiovanire!
Attualmente la medicina estetica mette a disposizione una vasta gamma di fillers di ottima qualità (a base di acido ialuronico e idrossiapatite di calcio) che consentono risultati mirati e diversificati per le diverse parti del viso e le più disparate tipologie di difetto da correggere; anche la tossina botulinica fa la parte del leone nel settore della medicina estetica. L’errore da non commettere e considerare questi presidi come un’alternativa alla ritidectomia. Fillers e tossina botulinica sono validi e talvolta indispensabili armi nelle mani del chirurgo plastico estetico, ma non sono un’alternativa al lifting. Sono procedure complementari: per ottenere i migliori risultati è necessario che l’indicazione al trattamento sia corretta. I fillers, come dice il loro nome, servono a riempire. La tossina botulinica serve a rilassare la muscolatura mimica laddove, con la sua azione eccessiva, provoca delle rughe. La ritidectomia serve a distendere e riposizionare tessuti che si sono rilassati. Risulta quindi ovvio che non posso usare i fillers per distendere un tessuto rilassato, perché per ottenere il risultato dovrei riempirlo eccessivamente con i risultati innaturali che purtroppo spesso si vedono in giro. Solo quindi il sapiente uso di fillers, tossina botulinica e ritidectomia, sia usati in momenti diversi, sia utilizzati contestualmente, potrà darci il risultato ideale, che sarà, a seconda dei modi e dei tempi, come abbiamo detto prima, quello di ringiovanire o quello di non invecchiare.