Gio 07/05/2020 |
Dott. Pier Paolo Rovatti | Medico Certificato Ethigate
Aumentano abilità sociali, capacità di relazione ma il ritocco estetico ha effetti anche su chi lo osserva: una ricerca del Georgetown University Medical Center ha svelato che gli uomini che si sono sottoposti alla chirurgia estetica vengono percepiti non sono più attraenti ma anche affidabili. Uno studio tutt’altro che futile, tanto da meritarsi la pubblicazione sulla prestigiosa rivista JAMA e che ha definito come la chirurgia plastica e la medicina estetica doni ai maschi gli stessi benefici apprezzati dalle donne. Con una piccola differenza: quando a rifarsi è lui non aumenta la mascolinità, mentre nelle donne la femminilità aumenta, così come sottolineato da una precedente ricerca del 2015. A parte questo siamo nella più totale par condicio.
Eppure gli uomini che sì rivolgono a chirurghi e medici estetici sono ancora una nicchia che non supera il 5-10% del totale in Italia, mentre si attesta tra il 15% e il 20% oltre oceano.
“Sono giovani che chiedono una rinoplastica o adulti che invece intervengono sul corpo e sul volto per rallentare i segni del tempo: al primo posto troviamo l’addominoplastica per quanto riguarda il corpo e la blefaroplastica per quanto riguarda il viso, insieme al consolidato corollario di filler e tossina botulinica che hanno conquistato anche quelli che ‘non devono chiedere mai’” spiega il Dottor Pier Paolo Rovatti, chirurgo plastico estetico e ricostruttivo.
“Se i trentenni amano un aspetto un po’ vissuto e sciupato perché risulta affascinante, quando il tempo ti è passato sulle spalle davvero, e i segni iniziano ad essere profondi, il ritocco può essere un modo per cambiare stile di vita, una sorta di rito di passaggio per rimettersi in carreggiata, più nel lavoro che nelle relazioni. Non a caso gli uomini che si rivolgono a noi sono spesso manager di alto livello. Siamo continuamente valutati anche tramite la nostra apparenza e questo è un comportamento innato e legato all’evoluzione. Guardiamo l’altro perché lo selezioniamo come madre o padre dei nostri figli, e la natura ci ha dato alcuni segnali di giovinezza e salute. Un bell’aspetto è praticamente legato alla nostra sopravvivenza sociale. Ecco perché la ricerca della Georgetown è così interessante: ci dice infatti che oltre alla maggiore autostima generata da un miglioramento del nostro stato, abbiamo un surplus dato dalla percezione degli altri” racconta il chirurgo.
La tendenza degli uomini americani passati dal narcisismo ad una più equilibrata ricerca del benessere ha contagiato anche la vecchia e più tradizionalista Europa, che guardava agli eccessi statunitensi con il sopracciglio lievemente alzato.
Per gli uomini lo standard estetico dominante passa attraverso tratti virili e squadrati: zigomi prominenti, mascella e mento squadrati, mentre ritengono che le donne attraenti debbano avere guance e contorni del volto più morbidi e occhi grandi, labbra polpose come pesche mature.
Per verificare se questo assunto fosse vero, sono stati arruolati 24 uomini che si erano sottoposti a procedure di medicina estetica del volto: blefaroplastica superiore o inferiore, lifting del volto o del sopracciglio, rinoplastica e mentoplastica. Sono stati fotografati sia prima che dopo gli interventi, e le immagini sono state poi sottoposte a 150 persone di età tra i 25 e i 34 anni ai quali non è stato rivelato lo scopo della ricerca. Ad essi è stato chiesto di indicare una classifica dei tratti di personalità dei soggetti ritratti nelle foto come aggressività, estroversione, socialità, affidabilità e i dati sono stati sottoposti ad una analisi multivariata che ha permesso di estrarre delle interessanti associazioni. Quelli che sì erano sottoposti al ringiovanimento degli occhi venivano percepiti come attraenti e affidabili, il lifting delle sopracciglia era valutato migliorare estroversione e capacità di assumersi dei rischi, il ritocco del collo era legato a estroversione e mascolinità e la rinoplastica ad un più generico aumento dell’attrattività.
“È stato interessante constatare come ogni area del volto sia in qualche modo associata ad una caratteristica della personalità percepita. E come il volto non sia solo lo specchio dell’anima, ma gli vengano attribuiti anche tratti di carattere” conclude Rovatti.
Tra il sesso maschile duro e puro però il ritocco si fa, ma non si deve vedere e men che meno intuire. L’argomento è top secret. Il rischio è di apparire futili, vanesi, poco virili. Si cede, ma con senso di colpa e rischio di essere derisi dal gruppo dei pari. L’eccezione attiene unicamente agli uomini che appartengono al mondo dello spettacolo per i quali essere al massimo del proprio aspetto è in fondo un imperativo categorico per non essere lasciati indietro dal severo mondo del business. Quindi si fa, e in qualche modo si vede ma non si giudica.
Più spietato invece il mondo del business, in cui anche il minimo cedimento fisico è associato a carenze di altre capacità. Un mercato in cui essere performanti è la parola d’ordine e per i cui vertici il ritocco è in qualche modo parte del curriculum.
In collaborazione con Johann Rossi Mason e Francesca Frediani
Chirurgia plastica, Medicina estetica
Medico Certificato Ethigate
Milano (MI)
Verona (VR)