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Ipertrofia mammaria


Lun 23/05/2022 | Dott. Tania Basile

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DEFINIZIONE

L’ipertrofia mammaria, conosciuta anche con il termine di gigantomastia, consiste in un incremento rapido e massivo del volume delle ghiandole mammarie. Lo squilibrio dei principali ormoni sessuali femminili, come progesterone ed estrogeni, è alla base dello sviluppo eccessivo dei tessuti che costituiscono la mammella. La presenza di un seno abnorme e sproporzionato rispetto alla morfologia del resto del tronco può provocare dei difetti posturali in grado di compromettere la qualità della vita quotidiana. Quando l’ipertrofia mammaria è molto marcata può generare imbarazzo e malessere psicologico, tanto da indurre le pazienti a sottoporsi ad un trattamento chirurgico risolutivo.

COS’È

L’ipertrofia mammaria è una condizione medica benigna caratterizzata dallo sviluppo eccessivo dei tessuti che costituiscono la mammella. La ghiandola mammaria, essendo particolarmente sensibile alla stimolazione degli estrogeni e del progesterone (in maggior misura nel corso della pubertà e in gravidanza), in presenza di uno squilibrio ormonale può andare incontro ad una crescita repentina e cospicua.

In alcune circostanze la massa della mammella, sottoposta ad uno stimolo proliferativo ipertrofico, supera persino i 4-5 kg. La gigantomastia, alterando il baricentro del tronco, causa una sollecitazione maggiore della colonna vertebrale (soprattutto del tratto lombare).

L’ipertrofia è uno dei principali inestetismi della mammella e, proprio per questo, si associa all’insorgenza di malessere psicologico e disagio sociale nelle donne affette.

SINTOMI

In genere, il sintomo principale indotto dalla presenza di un’ipertrofia mammaria è il dolore lombare, secondario alla cifosi della colonna vertebrale. Il rachide, dovendo far fronte ad una massa maggiore, tende ad assumere una postura scorretta che, alla lunga, determina la comparsa della sensazione nocicettiva.

Tuttavia, il quadro sintomatologico può presentare delle variazioni a seconda del grado di ipertrofia.

I sintomi più frequenti correlati alla gigantomastia sono:


  • Bruciore e dolore in corrispondenza della colonna vertebrale

  • Difficoltà nella deambulazione

  • Cefalea

  • Cervicalgia

  • Parestesia delle porzioni distali delle falangi

  • Ulcerazione della piega sottomammaria


CLASSIFICAZIONE

Per classificare l’ipertrofia della mammella si considera la massa raggiunta dall’organo in risposta al processo patologico. Attualmente, si distinguono:

  • Ipertrofia mammaria lieve: il peso della ghiandola è inferiore ai 2 kg

  • Ipertrofia mammaria moderata: il peso della ghiandola è compreso tra 2 e 4 kg

  • Ipertrofia mammaria severa: il peso della ghiandola è maggiore di 5 kg


CAUSE

L’ipertrofia mammaria è riconducibile, nella maggior parte dei casi, ad un’iperattività degli ormoni femminili. Normalmente nella donna, il progesterone e gli estrogeni, durante la pubertà partecipano attivamente allo sviluppo dei caratteri sessuali. Alcuni fattori genetici, però, causando una sovrapproduzione di tali molecole, sono responsabili dell’accrescimento incontrollato della mammella.

Numerosi studi hanno evidenziato il ruolo dell’obesità nell’insorgenza dell’ipertrofia mammaria. Si ritiene che l’ingente surplus calorico induca una proliferazione consistente degli adipociti che stazionano all’interno del tessuto sottocutaneo della mammella.

DIAGNOSI

La diagnosi dell’ipertrofia mammaria è puramente clinica. La prima fase della visita specialistica, effettuata da un chirurgo plastico o da un medico di medicina estetica, consiste nella raccolta anamnestica,

Una volta conclusa l’anamnesi, il medico procede con l’esame obiettivo. Nel corso dell’ispezione lo specialista valuta le dimensioni delle mammelle e ne confronta le proporzioni rispetto al resto del tronco. La diagnosi dell’ipertrofia mammaria avviene già al termine di questo passaggio.

In alcuni casi, per chiarire l’eziologia del disturbo, si ricorre agli esami strumentali (ecografia e/o mammografia).

TERAPIE

La mastoplastica riduttiva è una tecnica chirurgica impiegata per il trattamento risolutivo dell’ipertrofia mammaria. Lo scopo principale dell’intervento è quello di liberare definitivamente la mammella dai tessuti in eccesso.

Prima di procedere con la rimozione del materiale ipertrofico viene realizzata una piccola incisione al di sotto dell’areola della ghiandola. Terminata l’asportazione dei tessuti, il chirurgo si occupa del rimodellamento globale dell’organo, cercando di mantenere una perfetta simmetria con la mammella controlaterale.

Pur trattandosi di un intervento complesso, la mastoplastica riduttiva ha una durata media di circa 90 minuti. Le pazienti riferiscono miglioramenti sia posturali e sia psicologici già dopo 1-2 settimane dall’esecuzione della pratica chirurgica.

RISCHI E COMPLICAZIONI

Le terapie chirurgiche, nonostante vengano eseguite in osservanza di protocolli stringenti, talvolta possono dar vita a delle complicazioni. Le più frequenti tra queste sono:

  • Formazione di cicatrici antiestetiche o cheloidi

  • Infezioni

  • Infiammazione della regione trattata

  • Lievi emorragie

  • Reazione allergica alla soluzione anestetizzante

  • Recidiva del processo ipertrofico


FONTI:

  • Valerio Cervelli, Benedetto Longo. Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica. Pisa: Pacini; 2021.

  • Fabrizio Maniero et al. Patologia generale e fisiopatologia generale. Padova: Piccin; 2019.

  • Emanuale Bartoletti, Fulvio Tomaselli. Manuale di medicina estetica. Parma: Acta Medica; 2014.


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