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Ecchimosi

Ecchimosi


Lun 09/05/2022 | Dott. Tania Basile

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DEFINIZIONE

L’ ecchimosi rappresenta, nel linguaggio tecnico della medicina, una raccolta confinata di sangue, il quale è stravasato dalla sede vascolare accumulandosi nel tessuto. L’ecchimosi è spesso prodotta da contusioni e micro-traumi della cute, e si manifesta spesso come una raccolta di petecchie, non più grande di 2-3 centimetri. Molte condizioni, anche genetiche, predispongono all’insorgenza di sanguinamenti anomali che portano alla comparsa di ecchimosi ma, il più delle volte, queste sono provocate da piccoli traumi contusivi della superficie cutanea. Nella medicina estetica, tutti i trattamenti iniettivi, possono condurre alla passeggera comparsa di ecchimosi, le quali possono essere attenuate in vari modi.

COS’È

L’ecchimosi consiste nell’accumulo di sangue che fuoriesce dal suo vaso sanguigno e si accumula nel tessuto circostante, risultando visibile, all’esterno come un livido di varia forma e con colore tendente al rossastro prima e al giallastro poi. Sia deficit di alterazioni della coagulazione che traumi di natura meccanica sulla cute possono portare alla formazione di ecchimosi, che si manifesta come un insieme di piccole petecchie o come un unico livido, in genere non eccedente i 2-3 centimetri di diametro.

La mesoterapia e le iniezioni di acido ialuronico, molto sfruttate nella medicina estetica, conducono sovente alla comparsa di ecchimosi, a causa del trauma indotto sull’epidermide; tuttavia, vi sono vari trattamenti attraverso i quali è possibile occultare la presenza dei lividi.

SINTOMI E CLASSIFICAZIONE

I sintomi che sono riferiti dal soggetto che reca una o più ecchimosi sulla superficie della cute possono variare a seconda della causa che ha prodotto la lesione; quando le lesioni purpuree o l’ecchimosi sono state indotte da un trauma meccanico contusivo, possono essere riferiti sintomi di forte dolorabilità di tipo puntorio e trafittivo oppure di alterazione della sensibilità. Altri traumi, di origine non meccanica, possono invece indurre sintomi più sfumati, come il dolore urente, sempre associato a parestesie e ipoestesie nella zona colpita.

La classificazione delle ecchimosi può essere attuata considerando la variazione cromatica cui vanno incontro nella loro evoluzione; bisogna considerare, infatti, che l’emoglobina contenuta nel sangue stravasato tende a degradarsi in maniera graduale, prima trasformandosi in biliverdina e poi in bilirubina, riflettendo di conseguenza un cambio nella colorazione del livido superficiale.

La classificazione delle ecchimosi prevede i seguenti stadi:


  • Stadio iniziale. In questa fase l’ecchimosi è di colore rosso o rosaceo e il sangue sta raggiungendo il tessuto perivasale progressivamente.

  • Stadio intermedio. In questa fase il livido appare di colore bluastro in quanto l’emoglobina tende a essere degradata rapidamente, desaturando dall’ossigeno.

  • Stadio di prima guarigione. In questa fase l’emoglobina viene convertita in biliverdina, conferendo all’ecchimosi un colore verdastro.

  • Stadio di guarigione completa. In questa fase il livido superficiale è di colore giallastro, in quanto il processo catabolico dell’emoglobina si è completato con la sua degradazione a bilirubina.


CAUSE E DIAGNOSI

Sia le ecchimosi che le altre lesioni emorragiche della cute (come la porpora o l’ematoma) sono riconducibili, il più delle volte, all’azione di un trauma, di lieve o medio-alta intensità, che induce la spinta del sangue all’esterno del vaso sanguigno, infiltrandosi progressivamente nei tessuti contigui.

Anche altre cause, oltre i traumi meccanici, possono portare alla formazione di ecchimosi, come:

  • Terapia anticoagulante in corso, a base di eparina o di cumarinici;

  • Deficit della capacità coagulante del sangue (piastrinopenia, piastrinopatia, emofilia);

  • Alterazioni della coagulazione riconducibili a un deficit intrinseco dei vasi sanguigni, come la Sindrome di Rendu-Weber-Osler;



La diagnosi dell’ecchimosi viene condotta dal medico dermatologo nel corso dell’esame obiettivo, ricorrendo all’ispezione accurata della cute, alla misurazione del diametro della lesione e al colore assunto, che riflette lo stadio di evoluzione dell’ecchimosi stessa.

TRATTAMENTI

Vi sono vari trattamenti che possono essere adottati per attenuare la presenza di un’ecchimosi, specie quando questa viene causata da una procedura di medicina estetica, come l’iniezione con filler.

I trattamenti possono essere anche di natura preventiva e consistono in:

  • Evitare l’assunzione di farmaci ad attività anti-aggregante e cibi particolari nei dieci giorni precedenti la procedura di medicina estetica;

  • Cercare di mantenere il controllo di sé stessi durante l’esecuzione del trattamento, non eseguendo movimenti bruschi e collaborando con il medico di medicina estetica;

  • Assunzione di arnica montana sotto forma di pastiglie, per i tre giorni precedenti al trattamento;

  • Applicazione di apposite creme che accelerano la scomparsa del livido e sono provviste di attività anti chelante e antimicrobica, con integrazione di lattoferrina.


RISCHI E COMPLICAZIONI

Gli accorgimenti che sono messi in atto per contrastare la comparsa e la durata di un’ecchimosi prodotta dall’esecuzione di un trattamento di medicina estetica in genere sono esenti da particolari rischi; si può consigliare di non applicare eccessivamente impacchi di ghiaccio appena compare l’ecchimosi, in quanto potrebbe portare a una vasodilatazione di riflesso, che potrebbe accentuare lo stravaso di sangue.

FONTI:

  • Tullio Cainelli, Alberto Giannetti, Alfredo Rebora, Manuale di dermatologia medica e chirurgica, McGraw Hill 2017.

  • Carlo D’Aniello, Manuale di Medicina Estetica, Masterbooks, 2019.


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