Accesso
Dottori
Linfoadenomegalia, i sintomi e le cause

Linfoadenomegalia, i sintomi e le cause


Mer 30/04/2025 | Dott. Tania Basile

Condividi su Facebook Condividi su Twitter

La linfoadenomegalia, o linfoadenopatia, è l’aumento di volume di uno o più linfonodi, strutture fondamentali del sistema immunitario responsabili della filtrazione della linfa. Può essere localizzata o generalizzata e rappresenta un segno clinico di condizioni sottostanti quali infezioni, malattie autoimmuni o neoplasie. L’identificazione della causa è essenziale per stabilire l’iter diagnostico e terapeutico appropriato, poiché l’ingrossamento linfonodale può essere transitorio e benigno o indicativo di patologie gravi come linfomi, metastasi o infezioni croniche sistemiche.

Introduzione

L’ingrossamento dei linfonodi ha rappresentato, fin dall’antichità, un segno clinico di particolare rilievo nella pratica medica, spesso associato a condizioni infettive o a disordini sistemici di varia natura. Nell’ambito della semeiotica medica, la valutazione dei linfonodi è parte integrante dell’esame obiettivo e conserva un ruolo centrale nella diagnosi differenziale di numerose patologie, da quelle autolimitanti a quelle potenzialmente letali. La frequenza con cui si osservano linfonodi aumentati di volume varia in base all’età, alla localizzazione geografica e al contesto epidemiologico: nei paesi industrializzati, è spesso secondaria a infezioni virali autolimitanti, mentre nelle aree endemiche può rappresentare una spia di patologie infettive croniche come la tubercolosi.

La rilevanza clinica della linfoadenomegalia risiede nella sua eterogeneità eziologica e nella necessità di un inquadramento diagnostico preciso, basato su un’attenta correlazione tra quadro clinico, anamnesi ed esami strumentali. La crescente attenzione alla diagnosi precoce delle neoplasie ha inoltre accentuato l’importanza del riconoscimento tempestivo di ingrossamenti linfonodali sospetti, rendendo fondamentale per ogni clinico una conoscenza aggiornata dei criteri di valutazione e gestione.

Cos'è la linfoadenomegalia


Definizione e funzione dei linfonodi

I linfonodi sono organi linfatici secondari, distribuiti lungo i vasi linfatici, che svolgono una funzione essenziale nella sorveglianza immunitaria. Queste strutture, di forma tondeggiante o reniforme e di dimensioni variabili, sono costituite da tessuto linfoide organizzato in corticale e midollare, e contengono una popolazione eterogenea di cellule immunitarie tra cui linfociti B, linfociti T, macrofagi e cellule dendritiche. Attraverso il drenaggio della linfa proveniente dai tessuti periferici, i linfonodi intercettano antigeni e microrganismi, innescando risposte immunitarie innate e adattative.

In condizioni fisiologiche, i linfonodi non sono palpabili o risultano appena percepibili; tuttavia, in presenza di un’aggressione infettiva, infiammatoria o neoplastica, possono aumentare di volume a causa dell'attivazione immunologica e dell'infiltrazione cellulare. L’aumento di dimensioni, denominato, appunto, linfoadenomegalia, è quindi una manifestazione clinica, non una patologia autonoma, e può rappresentare il primo indizio di un processo sottostante, acuto o cronico.

Classificazione

Dal punto di vista clinico, la linfoadenomegalia può essere distinta in localizzata, se coinvolge una sola stazione linfonodale, oppure generalizzata, quando interessa due o più stazioni non contigue. Inoltre, sulla base dell’eziologia, si distinguono forme reattive, generalmente benigne e associate a stimoli immunitari transitori, e forme maligne, espressione di neoplasie linfoidi o di metastasi linfonodali da tumori solidi. Questa distinzione è fondamentale poiché implica approcci diagnostici e terapeutici differenti.

Cause della linfoadenomegalia


La linfoadenomegalia rappresenta una manifestazione clinica aspecifica che può essere ricondotta a un ampio spettro di condizioni patologiche, la cui identificazione è fondamentale per guidare il percorso diagnostico. Le cause possono essere suddivise in quattro grandi categorie: infettive, autoimmuni, neoplastiche e iatrogene.

Cause infettive


Le infezioni rappresentano l’eziologia più frequente, in particolare nei soggetti giovani. L’attivazione immunitaria comporta una proliferazione dei linfociti all’interno dei linfonodi, determinandone l’aumento volumetrico.

Tra le infezioni più comunemente associate si annoverano:
  • Infezioni virali comuni (es. rhinovirus, virus influenzali): frequentemente associate a linfoadenomegalia cervicale.
  • Mononucleosi infettiva (virus di Epstein-Barr): tipicamente causa un importante ingrossamento dei linfonodi laterocervicali.
  • Infezioni batteriche: ad esempio la faringite streptococcica o le piodermiti.
  • Tubercolosi: può provocare linfoadenopatia cronica e caseosa, soprattutto in ambito extrapolmonare.
  • Infezione da HIV: spesso associata a linfoadenomegalia generalizzata e persistente.

Malattie autoimmuni


In corso di patologie autoimmuni sistemiche, l’iperattivazione immunitaria può determinare un’iperplasia reattiva linfonodale. Le forme più comuni includono:
  • Lupus eritematoso sistemico
  • Artrite reumatoide

Neoplasie


L’ingrossamento linfonodale può essere il primo segno di una neoplasia:
  • Linfomi (Hodgkin e non-Hodgkin): interessano primariamente il tessuto linfatico.
  • Metastasi linfonodali: da carcinomi solidi (es. mammella, polmone, tratto gastrointestinale).
  • Tumori benigni: come il linfoadenoma, meno frequente, ma possibile.

Cause non infettive o iatrogene


Alcuni stimoli esterni possono indurre un’attivazione immunitaria transitoria:
  • Vaccinazioni recenti (es.influenza): spesso causano linfoadenomegalia reattiva, in particolare ascellare, che si manifesta temporaneamente.
  • Reazioni avverse a farmaci: come anticonvulsivanti o allopurinolo, che possono scatenare sindromi linfoproliferative drug-induced.

Sintomi associati alla linfoadenomegalia


Il quadro clinico della linfoadenomegalia può variare significativamente in base all’eziologia sottostante, alla sede dei linfonodi coinvolti e alla durata del processo patologico. I sintomi possono essere distinti in segni locali, visibili o palpabili, e manifestazioni sistemiche, che riflettono un coinvolgimento più ampio dell’organismo.

Segni locali


A livello locale, i linfonodi possono presentarsi aumentati di volume, talora dolenti alla palpazione, mobili o fissati ai piani profondi. Le caratteristiche fisiche dei linfonodi sono fondamentali per orientare la diagnosi:
  • Linfonodi reattivi: solitamente morbidi, mobili, dolenti e associati a infezioni acute.
  • Linfonodi sospetti: duri, fissi, non dolenti e talvolta accompagnati da eritema cutaneo o edema sovrastante.
    Un gonfiore nella regione sottomandibolare o laterocervicale, per esempio, è spesso visibile e può indicare un'infezione odontogena o faringea.

Sintomi sistemici


Quando l’ingrossamento linfonodale è espressione di una condizione sistemica, il paziente può manifestare sintomi generali che ne aumentano il sospetto clinico:
  • Febbre persistente o ricorrente
  • Sudorazione notturna (in particolare nei linfomi)
  • Astenia marcata
  • Perdita di peso non intenzionale Questi sintomi, noti anche come “sintomi B”, sono considerati segni d’allarme in presenza di linfoadenomegalia persistente e richiedono approfondimenti tempestivi.
La valutazione integrata delle caratteristiche locali e dei segni sistemici rappresenta un elemento chiave nel processo diagnostico differenziale.

Diagnosi della Linfoadenomegalia


L’approccio diagnostico alla linfoadenomegalia richiede un’attenta integrazione tra valutazione clinica, dati anamnestici e indagini strumentali. La distinzione tra linfoadenomegalia benigna e forme potenzialmente neoplastiche è fondamentale per orientare la tempistica e l’estensione degli approfondimenti.

Valutazione clinica


Il primo passo diagnostico consiste nell’anamnesi dettagliata, finalizzata a identificare la durata dell’ingrossamento linfonodale, l’eventuale associazione con infezioni recenti, viaggi in aree endemiche, contatti a rischio, sintomi sistemici (febbre, sudorazione, perdita di peso) e uso di farmaci.

L’esame obiettivo si concentra sulla valutazione delle caratteristiche morfologiche dei linfonodi:
  • Dimensioni
  • Consistenza (morbida vs dura)
  • Dolorabilità
  • Mobilità
  • Sede e simmetria La presenza di linfonodi multipli, duri, fissi o asimmetrici deve sempre indurre sospetto diagnostico.

Indagini strumentali e di laboratorio


In base al sospetto clinico, vengono indicati esami complementari:
  • Esami ematochimici: emocromo completo, VES, PCR, LDH, sierologie virali (es. EBV, CMV, HIV), markers tumorali e autoanticorpi.
  • Esami di imaging:
    • Ecografia linfonodale: utile per valutare l’architettura interna.
    • TC o RMN: indicate per valutazioni approfondite in caso di sospetta linfoadenopatia profonda (es. mediastinica, retroperitoneale).
  • Agoaspirato linfonodale o biopsia escissionale: fondamentale in presenza di linfonodi sospetti o persistenza oltre le 4 settimane senza chiara eziologia, per escludere linfomi o metastasi.
Un algoritmo diagnostico razionale consente di evitare esami inutili e di giungere tempestivamente a una diagnosi accurata, fondamentale per l’impostazione terapeutica.

Trattamento della Linfoadenomegalia


L’approccio terapeutico alla linfoadenomegalia è strettamente legato all’eziologia identificata durante la fase diagnostica. Trattandosi di un segno clinico e non di una patologia in sé, la risoluzione dell’ingrossamento linfonodale dipende dalla gestione della condizione sottostante. È pertanto essenziale distinguere tra forme transitorie e benigne e linfoadenopatie associate a patologie sistemiche o neoplastiche.

Approccio generale


Nei casi in cui la linfoadenomegalia sia secondaria a infezioni virali autolimitanti, come le infezioni delle alte vie respiratorie, non è richiesto alcun trattamento specifico. Il monitoraggio clinico e l’eventuale somministrazione di antinfiammatori o analgesici possono essere sufficienti per alleviare la sintomatologia associata. Tuttavia, l’evoluzione temporale e le caratteristiche dei linfonodi devono essere attentamente osservate per escludere complicanze o eziologie alternative.

Trattamenti specifici


In base alla causa, possono essere indicate le seguenti opzioni terapeutiche:
  • Infezioni batteriche: terapia antibiotica mirata in base al sospetto clinico e, se necessario, ai risultati colturali.
  • Malattie autoimmuni: impiego di corticosteroidi o farmaci immunosoppressori per il controllo dell’attività infiammatoria sistemica.
  • Neoplasie:
    • Linfomi: trattamento con chemioterapia, immunoterapia e/o radioterapia secondo protocolli ematologici specifici.
    • Metastasi linfonodali: approccio multidisciplinare che può includere chirurgia, radioterapia e trattamenti sistemici oncologici.
  • Linfoadenite acuta: nei casi di infiammazione linfonodale acuta, può essere indicato l’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) per ridurre dolore e tumefazione.
In ogni caso, il follow-up clinico è fondamentale per valutare l’efficacia terapeutica e identificare eventuali segni di persistenza o recidiva.

Quando consultare un medico


Il riconoscimento precoce dei segni clinici che richiedono una valutazione specialistica è fondamentale per una gestione tempestiva della linfoadenomegalia. Alcune caratteristiche devono indurre il paziente o il medico di medicina generale a richiedere un approfondimento urgente.

Segnali di allarme


È indicato consultare tempestivamente un medico in presenza di:
  • Difficoltà respiratorie o disfagia: suggeriscono una compressione da parte di linfonodi cervicali o mediastinici.
  • Dolore severo o persistente: soprattutto se associato a segni di infezione sistemica.
  • Consistenza dura, linfonodi fissi o aumentati rapidamente di volume: possibili indicatori di malignità.
  • Sintomi sistemici associati: febbre persistente, sudorazione notturna, calo ponderale non spiegato.

Monitoraggio clinico


In assenza di segnali d’allarme, è raccomandata una rivalutazione medica se la linfoadenomegalia:
  • Persiste oltre le due settimane
  • Aumenta progressivamente di dimensioni
  • Recidiva dopo apparente risoluzione
Un follow-up attivo consente di differenziare le forme benigne da quelle che richiedono ulteriori indagini.

La linfoadenomegalia costituisce un reperto clinico frequente e potenzialmente eterogeneo, la cui interpretazione richiede un’attenta analisi anamnestica, obiettiva e strumentale. Sebbene nella maggior parte dei casi si tratti di una condizione reattiva e autolimitante, essa può rappresentare la manifestazione iniziale di patologie sistemiche gravi, incluse neoplasie ematologiche e malattie infettive croniche. Un approccio diagnostico mirato, supportato da un’adeguata sorveglianza clinica, è essenziale per garantire una gestione sicura e appropriata di ogni paziente.

Fonti:
  • Guarino, A., D’Elia, F., Ruberto, E., & Caiazzo, M. A. Prevenzione e terapia della tubercolosi in età pediatrica.
  • preventiva & sociale, 26.
  • Leoni, Maria Chiara, et al. "Linfoadenopatia cervicale in età pediatrica: inquadramento diagnostico."Bollettino della Società Medico Chirurgica di Pavia2 (2009): 217-229.
  • Edward C. Klatt; Vinay Kumar. Le basi patologiche delle malattie, Volume 2. Milano: Edra Masson; 2017.
  • Francesco Lombardo, Andrea Lenzi. Manuale di endocrinologia. EdiSES, 2017.
In collaborazione con Pasquale Ambrosio

Vuoi avere maggiori informazioni?
CONTATTA IL MEDICO


Articoli correlati

Iscriviti alla newsletter TuaMe
Scarica la nuova app TuaMe

Accesso contenuti completi

x