Oggi per ripristinare i tessuti del volto non serve riempire, la nuova tendenza è rigenerare.
Per attenuare i segni del rilassamento cutaneo e ritrovare un po’ di giovinezza, il nuovo approccio della medicina estetica è quello di rigenerare i tessuti, stimolando i fibroblasti e ripristinando il collagene e le fibre elastiche perse con il trascorrere del tempo. In questo modo si potrà ottenere, nel modo più naturale possibile, una pelle più fresca, sana e con un aspetto visibilmente più giovane.
Per raggiungere questo risultato, prima di tutto è necessario nutrire la pelle e creare una base ottimale che le consenta di recepire meglio i trattamenti successivi. Si attiva quindi uno stimolo dei fibroblasti affinché rigenerino i tessuti, utilizzando l’idrossiapatite di calcio e altre sostanze booster (che consistono in un mix di vitamine e antiossidanti). Successivamente si interviene con un macchinario di ultima generazione che, attraverso ultrasuoni micro-focalizzati ad alta frequenza, capaci di penetrare negli strati più profondi della pelle, riscalda i tessuti creando microlesioni controllate, stimolando così una risposta rigenerativa naturale che favorisce la produzione di nuovo collagene e il rinnovamento della pelle. Col passare del tempo, il nuovo collagene rende la pelle più tonica, soda e levigata, mentre i contorni del viso diventano più definiti. Il risultato è un aspetto giovane e naturale, senza alterare le forme, ma semplicemente ripristinando i contorni, la morfologia e la salute della pelle; perché non è importante guardare solo all’estetica e alla bellezza esteriore, ma anche prendersi cura della salute cutanea. Quando una persona appare più bella, con un aspetto giovane e fresco, è perché la sua pelle è più tonica, elastica e quindi in salute. È fondamentale dunque prendersi cura della propria pelle non solo dal punto di vista estetico, ma anche per preservarne la salute.
Rilassamento cutaneo e ultrasuoni micro-focalizzati ad alta frequenza: l’età giusta
Recuperare lo status quo anche quando si è parecchio avanti con l’età e contrastare il rilassamento cutaneo è sempre difficile; è importante cominciare abbastanza presto, proprio come fanno gli asiatici, avendo un concetto diverso dell’invecchiamento rispetto a noi. Per loro la bellezza non è solo assenza di rughe o macchie, ma un aspetto più legato alla giovinezza: sembrare giovani equivale a essere belli. Questo li porta a richiedere trattamenti con ultrasuoni micro-focalizzati già a 28/30 anni. Naturalmente, solo il medico può decidere quale trattamento adottare e da quale età avviarlo, ma è innegabile che, iniziando presto, i risultati nel tempo saranno più evidenti. L’obiettivo, infatti, è mantenere la pelle giovane, non modificarla.
Rivolgersi sempre a medici estetici qualificati
L’abusivismo professionale è un tema ricorrente in ogni congresso. I trattamenti di medicina estetica devono essere richiesti esclusivamente a medici estetici professionisti con comprovata esperienza, che utilizzano tecnologie avanzate. I macchinari sul mercato, così come i filler, sono numerosi, ma non tutti di pari qualità. Come fare a distinguere quelli buoni? Il prezzo può essere già un indicatore: un filler da 30 euro non avrà la stessa qualità di uno da 100 euro. Non si dovrebbe pensare che il medico cerchi sempre un margine spropositato; la differenza risiede proprio nella qualità e nella sicurezza del prodotto. Quando si parla di salute, il risparmio non deve essere la priorità. È meglio stabilire un piano di trattamenti insieme al medico, in linea con le proprie possibilità economiche.
L’avvento dei social network ha permesso a tutti di farsi conoscere, ma senza alcun filtro. È consigliabile consultare più medici, confrontare le spiegazioni su cosa intendano fare, come e con quali strumenti. Prima di un intervento chirurgico importante è normale richiedere più consulti per sapere quali macchinari saranno usati, in quale sala e con quale equipe medica. Perché non dovrebbe essere lo stesso per un trattamento di medicina estetica?
Ci sono anche molti giovani medici, competenti ma talvolta privi di attrezzature tecnologiche avanzate, e spesso ritengono che il risultato sia comunque valido. Non è così: le attrezzature possono fare la differenza.
In collaborazione con Francesca Frediani e Stefania Bortolotti