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Estetica e bellezza naturale, realizziamo le nostre potenzialità

Estetica e bellezza naturale, realizziamo le nostre potenzialità


Mer 03/02/2021 | Dott. Fiorella Donati

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Piacersi è molto importante. Quando ci si piace si acquista una maggior sicurezza: si diventa più attraenti e aumenta la gioia di vivere.

La chirurgia estetica deve occuparsi prima dell’anima e poi del corpo. Il corpo è un sintomo. Se dentro di noi abbiamo un modello di bellezza e il nostro corpo non assomiglia a quel modello, nasce l’insoddisfazione di sé, la sofferenza.

Non inseguiamo improbabili modelli di riferimento, ma vogliamo esprimere e realizzare appieno le nostre potenzialità. Non chiediamo di diventare un’altra persona ma, nell’ambito della nostra bellezza, di raggiungere il massimo.

I più giovani vedono nel chirurgo un coach. Chiedono cosa possono fare per mantenersi o per migliorare. I pazienti adulti non portano, come modello, la foto di una celebrità, ma una loro foto di dieci anni prima. Si piacciono, si accettano e vogliono mantenere più a lungo la loro giovinezza.

Il lavoro del chirurgo plastico tira fuori da ogni paziente il massimo di bellezza che è propria di quella persona, senza cambiarla. Sottoporsi a un intervento non è un fenomeno di moda, ma una scelta profonda. La chirurgia estetica è una scienza medica che aiuta le persone a vivere meglio.

Quando un paziente viene da me sta cercando aiuto. Le persone arrivano con problemi importanti che impediscono loro di vivere una vita felice. Un’alterazione della morfologia del corpo può cambiare completamente la percezione della vita.

Si tende a pensare che, quando qualcuno desidera un intervento di chirurgia plastica, stia inseguendo la giovinezza a tutti i costi, o “due taglie in più di seno” o un nasino all’insù. Ma anche in questi casi, vi assicuro, non sempre siamo di fronte a un capriccio. Siamo in presenza di una richiesta del cuore, motivata da sofferenze profonde.

Come medico, devo offrire il mio sapere, la mia arte e la mia comprensione a chi ha avuto il coraggio di parlare, di aprirsi, di superare la timidezza e la paura. Il seno è troppo piccolo? L’addome si ripiega a mo’ di grembiule sulle cosce? A volte questi “difetti” rendono difficile condurre una vita normale. Può bastare un colloquio, la messa fuoco del problema reale e, piano piano, il paziente viene condotto per mano verso una soluzione, si rassicura, si solleva dalla propria depressione e, come per incanto, riprende a volare.

Non sto parlando di “rifarsi”. Rifarsi, che brutta parola: significa cambiarsi, non amarsi. Lasciate perdere quelli che si rifanno!

Il motore del mio lavoro è la maieutica. Socrate intendeva “tirar fuori” dall’allievo pensieri personali, originali. Dal paziente che si rivolge a me con fiducia, maieuticamente tiro fuori quello che ha dentro e lo rendo bello come non sa di essere. Non lo cambio, non lo trasformo, semplicemente metto in evidenza tutto quanto ha già di bello. Alla fine i miei pazienti si riconoscono. “Sono io” dicono “sono più bello, ma sono io.”

 

 

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