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Scafa (orecchio)


Mer 04/01/2023 | Dott. Tania Basile

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DEFINIZIONE

La scafa costituisce una parte della porzione superiore dell’orecchio esterno, al di sotto del tubercolo dell’elice e posizionato tra elice e antelice. Considerata la sua particolare posizione, la scafa è una delle parti del padiglione auricolare che più facilmente può andare incontro a fenomeni flogistici e a traumatismi. In alcuni casi, un’eccessiva plicatura o rientro della scafa può produrre difetti estetici considerevoli, che possono essere attenuati mediante tecniche di otoplastica.

COS’È LA SCAFA E RUOLO NELL’ORECCHIO ESTERNO

La scafa è un piccolo rilievo cartilagineo rivestito esternamente dalla pelle e situato tra l’elice e l’antelice, subito al di sotto del tubercolo dell’elice (tubercolo di Darwin).

Attraverso il suo margine inferiore entra in rapporto con la conca, ovvero un’altra struttura presente nel padiglione, nonché, medialmente, con la fossa triangolare.

La scafa non svolge solo un ruolo strutturale, utile per garantire resistenza e stabilità all’intero orecchio esterno.  Essa risulta in parte anche direttamente coinvolta nella funzione acustica dell’organo. La particolare forma curvilinea, infatti, consente alla scafa di convogliare verso il meato acustico esterno gli stimoli sonori che si diffondono nell’ambiente circostante.

Da un punto di vista squisitamente estetico, la scafa ricopre un ruolo essenziale. Per tale motivo, difetti o anomalie costituzionali possono comportare un’alterazione tangibile nell’aspetto globale della persona.

PATOLOGIE E DIFETTI ESTETICI DELLA SCAFA

La scafa può presentare delle anomalie congenite che, compromettendone la struttura, provocano l’insorgenza di vistosi difetti estetici. Normalmente, nel corso della vita gestazionale, si verifica il processo di ‘’plicatura’’ che conferisce alla scafa una forma caratteristica. Talvolta, irregolarità nel corso di questa fase, possono causare la perdita della tipica curvatura e la formazione di indentature di grado variabile

La scafa, essendo una delle sedi più gettonate per l’applicazione dei piercing, può sviluppare frequentemente dei processi infettivi ed infiammatori. Le affezioni che si possono riscontrare nella scafa sono:


  • Pericondrite: è un processo di natura infiammatoria che affligge lo spazio teso tra la porzione cartilaginea e quella pericondrale della scafa. Il suddetto fenomeno può insorgere soprattutto a seguito di infezioni batteriche.

  • Otite esterna: è una flogosi acuta che colpisce la scafa e le altre strutture che costituiscono l’orecchio esterno. L’otite esterna, oltre a determinare gonfiore e rosse nel padiglione auricolare, è anche responsabile dell’insorgenza del dolore.

  • Traumi: la scafa è una delle porzioni più esterne dell’orecchio e, per tale motivo, è maggiormente bersaglio di traumatismi e lesioni.


TRATTAMENTI IN MEDICINA ESTETICA E DERMATOLOGIA

In medicina estetica, per il trattamento dei difetti e degli inestetismi che affliggono la scafa, l’unica terapia a cui è possibile far riferimento è quella chirurgica. Infatti, attraverso un intervento di chirurgia plastica, noto come otoplastica, si può rimodellare e ridefinire le strutture cartilaginee del padiglione auricolare, riducendo drasticamente l’effetto sgradevole provocato dalle anomalie strutturali.

L’otoplastica si pone l’obiettivo di correggere le alterazioni della curvatura e della plicatura della scafa, cercando di ripristinare una rotondità armoniosa dell’intero contorno del padiglione auricolare.

Le fasi dell’intervento di otoplastica alla scafa sono:

  • Disinfezione del padiglione auricolare e dei capelli prospicienti ad esso;

  • Esecuzione dell’anestesia locale, che risulta assolutamente indolore per il paziente;

  • Incisione del margine superiore del padiglione, il chirurgo plastico ha la possibilità di visualizzare la componente cartilaginea e di pianificare le fasi successive;

  • Rimozione e/o rimodellamento della plica di cartilagine sottocutanea della scafa;

  • Suturazione, mediante l’utilizzo di punti riassorbibili, dei lembi cutanei originati dall’incisione chirurgica;

  • Medicazione e pulizia della pelle.


Al termine dell’intervento, l’orecchio risulta già modellato e in posizione corretta, senza che vi sia necessità di indossare un supporto o una protezione. Generalmente, dopo 24-48 ore i pazienti riferiscono l’insorgenza di un dolore pulsante, associato al gonfiore del padiglione auricolare. L’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) può contrastare il processo flogistico e lenire il dolore.

RISCHI E COMPLICAZIONI

L’otoplastica è una tecnica chirurgica in grado di conferire al padiglione auricolare un aspetto estetico gradevole, andando a risolvere con successo la maggior parte delle affezioni fibro-cutanee che bersagliano tale struttura. Tuttavia, in alcuni rari casi, possono verificarsi delle complicazioni, tra cui:

  • Edema e tumefazione

  • Infezioni

  • Reazioni anafilattiche ai farmaci anestetizzanti

  • Formazione di esiti cicatriziali antiestetici


FONTI:

  • Alberto Massirone, Trattato di Medicina Estetica, Piccin Nuova-Libraria, 2010.

  • Valerio Cervelli, Benedetto Longo. Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica. Pisa: Pacini; 2021.


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