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Il filler naso per rimodellarlo senza rinoplastica

Il filler naso per rimodellarlo senza rinoplastica


Mar 21/04/2020 | Dott. Michela Gianna Galimberti

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La versatilità dei filler conquista un nuovo distretto del volto e si conferma come una valida alternativa alla rinoplastica. Niente più incisioni, bisturi, fratture e lunghi decorsi post operatori? La rinoplastica rischia di diventare obsoleta e percorrere il viale del tramonto lasciando il posto alla tecnica chiamata ‘rinofiller’? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Michela Gianna Galimberti, chirurgo estetico.

“Non esattamente, sarà difficile che uno degli interventi di chirurgia plastica più antichi vada in pensione: le sue indicazioni sono numerose e difficilmente rinunciabili. Nessun filler può ridurre le dimensioni di un dorso o una punta importanti, raddrizzare un setto deviato o correggere problemi funzionali e respiratori. Ma è vero che i filler dermici possono risolvere efficacemente piccoli inestetismi in soggetti selezionati per i quali l’intervento chirurgico sarebbe eccessivo rispetto alla correzione desiderata. A questi possiamo aggiungere pazienti allergici a farmaci e anestetici e quelli che non vogliono affrontare la chirurgia, che potrebbero avere un qualche giovamento da questa metodica. Ecco come, a seguito di una corretta analisi del singolo caso è possibile valutare l’opportunità di correzione con un filler riassorbibile che nei casi selezionati risulta un'alternativa eccellente e soft”.

Domanda: il filler a base di idrossiapatite ha anch’esso questa indicazione?


L’ idrossiapatite di calcio è stato il primo filler naso, circa 15 anni fa, ad essere usato per correggere in modo più stabile gli esiti da rinoplastica e le piccole gobbette. Il trattamento era fatto da pochi medici ben qualificati in quanto la zona del dorso del naso è particolarmente insidiosa per i vasi che vi decorrono.

Che cosa NON si può fare con il rinofiller?


Il rinofiller non può sostituire la necessità di una rinoplastica, ma è una metodica per migliorare dei piccoli difetti in minus. Quando un naso è troppo grosso (gobba o punta importanti) il rinofiller può solo peggiorare l’aspetto estetico.

La rinoplastica non chirurgica (anche se il termine non è del tutto corretto) ha alle spalle almeno dieci anni di utilizzo. Se fino ad oggi i risultati in termini di efficacia e sicurezza erano aneddotici, una recente indagine pubblicata su Plastic and Reconstructive Surgery (la rivista dell’ASPS, l’associazione che riunisce i chirurghi plastici americani) ha rivelato una soddisfazione del 96% dei pazienti con un rateo di complicazioni minime dell’1% che pongono il trattamento tra quelli a minor rischio. Lo studio, il più ampio mai realizzato su questa procedura ha preso in esame rinofiller eseguiti su donne (4700) e uomini (300). Le indicazioni erano la presenza di una gobbetta sul dorso (nel 44% dei pazienti) la correzione di un intervento precedente (20%), la necessità di alzare la punta (15%), aumento della definizione del profilo (9%) correzione dell’asimmetria frontale (7%) e di una punta troppo rotonda (6%).
I nasi sono stati prima valutati in tre zone: radice, dorso e punta e gli specialisti hanno provveduto a valutare l’elasticità della pelle, un prerequisito essenziale per un risultato ottimale. Pelle troppo rigida e sottile infatti è collegata ad un rischio maggiore di complicanze e danni ai vasi sanguigni sottostanti.
I filler sono stati scelti per la viscosità del prodotto e biocompatibilità e il trattamento è stato gradito anche perché è reversibile.

“In alcuni casi i pazienti ci chiedono un rinofiller per simulare l’effetto di un intervento e valutare il gradimento del risultato prima di farsi operare. Nel resto dei casi il paziente vuole migliorare il proprio aspetto del naso  in maniera soft, con il minimo rischio e senza dover affrontare un decorso post-operatorio. Solo nel 10% dei casi sono stati riferiti irritazione, arrossamenti o edemi (gonfiori), effetti transitori che si risolvono in pochi giorni.

Domanda: che cos’è la fibrosi? come si ottiene?


La fibrosi è un processo in cui si determina un aumento delle fibre non elastiche della pelle. A volte nei casi di cedimenti la fibrosi risulta utile, vedi posizionamento di fili di sostegno nelle guance, per diminuire la lassità. Sul naso la fibrosi non va ricercata perché rende la pelle più rigida e meno modificabile, e non si riesce a distenderla per correggere il difetto in minus.

La fibrosi permette di mantenere il risultato più a lungo o di renderlo permanente?


Assolutamente no! La fibrosi è quella cosa che si cerca proprio di evitare se vogliamo continuare a fare un rinofiller. Il medico usa in genere una tecnica a ‘micro-gocce’ iniettando il prodotto con una lieve pressione in profondità a livello del PERIOSTIO o del PERICONDRIO partendo dalla radice. Per ogni iniezione deposita circa 0.1 ml per volta (a seconda del prodotto utilizzato) ed eseguendo un lieve massaggio ad ogni passaggio.

Anestetici locali e lidocaina per il massimo comfort nella procedura


Il dolore dell’iniezione, per quei soggetti agofobici, viene lenito con l’applicazione di una pomata anestetica 30 minuti prima del trattamento e il fastidio legato all'iniezione è eliminato dalla lidocaina contenuta nella maggior parte dei filler in commercio.
Tra i 5000 casi analizzati dalla ricerca solo lo 0.5% ha sperimentato l’occlusione di una arteria, la maggior parte delle quali a livello della punta. Mentre solo tre hanno avuto una necrosi della cute.

Effetti collaterali di lieve entità


Arrossamento e gonfiore sono comparsi il giorno successivo rispettivamente nel 36% e 29% dei soggetti. Bene anche per ciò che riguarda la permanenza dei risultati: tra 6 e 12 mesi (a seconda del tipo di filler usato con ⅓ dei pazienti che ha eseguito un trattamento successivo). Risultati mantenuti sino a 2 anni in un gruppo di fortunati.

Domanda: il trattamento si può ripetere prima che il risultato sparisca completamente? al quinto o ottavo mese?


Si, il trattamento può essere ripetuto nel momento in cui scompaiono i risultati. L'acido ialuronico si degrada in maniera diversa da paziente a paziente.

Fondamentale, per il successo di quello che oggi gli anglosassoni chiamano ‘nose-job’, manualità, esperienza dello specialista, e conoscenza sia dell’anatomia che degli aspetti funzionali ed estetici.

di Johann Rossi Mason e Francesca Frediani

Con la consulenza scientifica della Dottoressa Michela Gianna Galimberti, chirurgo estetico.

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