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Come ha impattato il COVID-19 sulle tendenze di medicina e chirurgia estetica

Come ha impattato il COVID-19 sulle tendenze di medicina e chirurgia estetica


Gio 25/03/2021 | Redazione Tuame

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La pandemia da Covid-19 è ormai in corso da un anno, e se all’inizio ha semplicemente messo un brusco “stop” alle attività quotidiane, con il tempo ha creato una nuova “normalità” per cui si è ripartiti adattando la propria routine al periodo.

Per moltissime persone questo si è tradotto nel restare più tempo in casa. A parte le limitazioni orarie imposte, un numero sempre maggiore di aziende sta sfruttando per i propri dipendenti la modalità di lavoro da remoto. Tra smartworking, call con il capo su Zoom, e DAD per i più piccoli, la giornata si vive per lo più tra le mura domestiche. Il che ha influito molto anche sulle tendenze nel campo della medicina e della chirurgia estetica.

Secondo una ricerca condotta dall’American Academy of Facial Plastic and Reconstructive Surgery (AAFPRS) quanto è successo nel 2020 nel campo della medicina e della chirurgia estetica è andato contro tutte le possibili previsioni. I chirurghi estetici hanno avuto un aumento delle richieste di intervento e, a differenza di quanto accaduto negli ultimi anni, l’incremento delle richieste ha riguardato di più la chirurgia plastica rispetto alla medicina estetica non invasiva o mini invasiva.

Negli ultimi anni infatti, si era assistito ad un aumento della domanda per quei piccoli interventi ambulatoriali, tanto che è entrato nel linguaggio comune anche il termine “mini lifting della pausa pranzo”. Interventi di ringiovanimento cutaneo realizzati con filler a base di acido ialuronico o altre sostanze come l’idrossiapatite di calcio, oppure con tecniche non invasive come laser, radiofrequenza o ultrasuoni microfocalizzati. Non richiedono ricovero, anestesia e convalescenza: il paziente entra in studio, si sottopone alla seduta che dura in genere dai 30 ai 60 minuti, e torna alle sue attività abituali.

Quello che è successo nel 2020 è stato invece il contrario: sono aumentate le richieste di interventi di chirurgia plastica, quelli più invasivi e definitivi che però richiedono la sala operatoria per cui ricovero, degenza e convalescenza. 

Aumento delle richieste di interventi di chirurgia plastica rispetto alla medicina estetica meno invasiva: quali potrebbero essere le cause


Questa inversione di tendenza sembra sia fortemente legata all’impatto della pandemia. Mentre in una vita frenetica e sempre fuori casa il “lifting della pausa pranzo” era la soluzione ideale, adesso si ha invece la possibilità di prendersi del tempo per sottoporsi all’intervento chirurgico con la tranquillità di poter trascorrere la convalescenza tra le mura domestiche senza doversi spesso assentare nemmeno dal lavoro, perché si lavora al PC da casa.

Sempre secondo i dati dell’AAFPRS, il 70% dei chirurghi membri, in corso di pandemia COVID-19, ha riportato un incremento delle prenotazioni e dei trattamenti. Indagando sui motivi, è emerso che questo aumento è legato proprio al fatto che uomini e donne hanno più tempo e flessibilità per riprendersi dai trattamenti, a causa (o grazie!) alle restrizioni che limitano i contatti sociali, unitamente al fatto di poter lavorare da casa. 

 

Chirurgia plastica e COVID-19: quali sono stati i “ritocchi” più richiesti


Nel 2020 o comunque in questo periodo di convivenza con la pandemia da COVID-19 si è avuto un notevole incremento per quanto riguarda gli interventi di rinoplastica (78%), lifting (69%), lifting degli occhi (65%) e lifting/trattamenti del collo (58%). Le cause sono attribuibili probabilmente a tutto il tempo trascorso su dispositivi digitali e ad uno stile di vita virtuale senza precedenti.

Non a caso l’indagine dell’AAFPRS fa riferimento anche al cosiddetto effetto “Zoom”, fenomeno tale da aver portato a parlare di “Zoom dismorfia”, ossia quegli effetti che provoca il guardare tutti i giorni la propria immagine in video sulla percezione che si ha di se stessi. Secondo un recente studio dell'AAFPRS, pubblicato sulla rivista Facial Plastic Surgery & Aesthetic Medicine, la pressione di uno stile di vita virtuale ha avuto un enorme impatto sul modo in cui le persone si vedono.

Il bombardamento costante della propria immagine – senza avere il tempo di mettere un filtro, o applicare un fotoritocco, perché si va on line, in diretta – è responsabile di notevoli cambiamenti nella percezione del proprio aspetto, il che potrebbe spiegare l’incremento che si è avuto nelle richieste di chirurgia plastica facciale.

Più in generale, le persone hanno approfittato del periodo “casalingo” per sottoporsi anche ad interventi come la mastoplastica, magari sempre rimandata per mancanza di tempo o perché non ci si poteva assentare dall’ufficio per il periodo di convalescenza. Il poter passare questo periodo tranquilli a casa propria invece, ha riacceso il desiderio ed incrementato le richieste.

Inaspettatamente anche gli interventi di chirurgia alle labbra sono incrementati in questo periodo pandemico, quando si potrebbe pensare “Perché? Tanto non si vede la bocca con la mascherina”. Invece il motivo è proprio questo: la mascherina ha permesso di nascondere con una certa nonchalance i segni nel post-intervento chirurgico.

D’altra parte invece, nel 2020 si è assistiti per la prima volta ad un calo della richiesta di interventi di medicina estetica non invasiva o mini invasiva, come i filler o la biorivitalizzazione, che però è importante in ogni caso continuare a proporre ai pazienti per preservare l’integrità e la bellezza della pelle, insieme ad un corretto skincare quotidiano e a sane abitudini alimentari e di stile di vita in generale.

Se indaghiamo infine sulle fasce d’età, vediamo che l’incremento delle richieste viene soprattutto dagli adolescenti in DAD e dai Millenials, che rappresentano la percentuale più ampia dei lavoratori in smartworking. Per i più giovani l’intervento più frequente è la rinoplastica, le persone (in particolare le donne) più adulte sono più orientate verso interventi di lifting di viso, collo e décolleté. 


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