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Alopecia androgenetica, cause e cure

Alopecia androgenetica, cause e cure


Dom 06/12/2020 | Dott. Tania Basile

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È indubbio che la calvizie abbia rappresentato, e continui a rappresentare, uno dei principali disagi per l’uomo nel corso della propria storia. Leggende popolari, superstizioni, unguenti miracolosi ed altre credenze testimoniano quanto questo problema sia stato centrale nella nostra società e soprattutto per l’uomo che ha associato alla propria capigliatura il simbolo della virilità e di altre virtù. Difatti, sebbene dal punto di vista di antropologi e biologi i capelli siano considerati semplicemente come annessi cutanei superflui e privi di significato, sia l’uomo che la donna danno un ruolo centrale ai capelli, tanto importanti da dall’essere costantemente sfoggiati e ammirati.

L’alopecia androgenetica, come forma più comune di calvizie, è una condizione che colpisce gran parte della popolazione maschile nel corso della propria vita e oltre il 50% delle donne. Queste percentuali rendono l’alopecia, più che una condizione patologica, una fase fisiologica della vita dell’essere umano. Nonostante ciò, è continua la ricerca di soluzioni, sia chirurgiche che farmacologiche, per eliminare la calvizie.  Le moderne tecniche adottate in medicina estetica permettono, oggi, di ottenere risultati soddisfacenti sebbene sia lontana una cura definitiva per tale disturbo.

Cos’è l’alopecia androgenetica


L’alopecia androgenetica è la forma più comune e diffusa di calvizie e si configura con una progressiva perdita dei capelli sulla zona frontotemporale e sul vertice. La perdita di capelli si arresta, solitamente, quando tutte l’area superiore della testa è coinvolta. I capelli lungo le tempie e nella zona della nuca, nella zona della corona, non sono interessati da questo processo. Nell’alopecia androgenetica sono coinvolti i follicoli piliferi della zona superiore della testa attraverso un processo di miniaturizzazione e atrofizzazione degli stessi.

Questo tipo di calvizie affligge l’80% della popolazione maschile nell’arco della vita. Nella maggior parte dei casi il problema è progressivo ma lento, accompagnandosi al naturale invecchiamento. In un numero minore di casi il problema inizia a svilupparsi dopo i 20 anni e si esaurisce dopo i 30 anni: è in questa fascia di età che l’alopecia genera conseguenze dal punto di vista psicologico ed estetico. Vi è, inoltre, una maggiore incidenza tra i maschi caucasici piuttosto che tra le popolazioni asiatiche o africane.

Le cause dell’alopecia androgenetica


Le cause di questa tipologia di alopecia, come suggerisce il termine “androgenetica”, possono essere:

  • Ormonali, legate agli ormoni androgeni

  • Genetiche


La miniaturizzazione dei follicoli piliferi, e la successiva atrofia, è determinata principalmente dal diidrotestosterone: maggiore è la presenza di questo particolare ormone maggiore è la probabilità che l’alopecia si sviluppi. Il diidrotestosterone è prodotto per effetto dell’enzima 5-alfa reduttasi che trasforma il testosterone in DHT. Il ruolo di questo enzima e del DHT è stato sottolineato da numerose ricerche che hanno provato come i bulbi non predisposti ad alopecia, trapiantati nelle aree soggette a calvizie, non subiscano la stessa sorte dei bulbi atrofizzati.

Nella caduta dei capelli intervengono inoltre fattori che accelerano il processo e possono essere riassunti in:

  • Alimentari


La carenza di importanti nutrienti per l’organismo come le vitamine può aumentare la caduta dei capelli. In questo processo sono comprese diete, carenze alimentari e difficoltà ad assimilare determinate vitamine.

  • Prodotti chimici


Inquinamento ambientale ed esposizione a prodotti chimici dannosi per l’organismo.

  • Farmaci


Molti farmaci e terapie influiscono sulla caduta dei capelli, un esempio può essere rappresentato da alcuni antidepressivi o dalla chemioterapia.

  • Stress


Situazioni di stress emotivo, psicologico e fisico amplificano gli effetti della caduta fisiologica dei capelli.

Come trattare l’alopecia androgenetica


Nel corso dei millenni, l’uomo ha cercato di curare l’alopecia androgenetica in svariati modi. Il desiderio di ritornare ad avere i capelli ha generato la proliferazione di pratiche magiche, pseudo-mediche e rituali che ancora oggi influenzano chi soffre di calvizie. Nessun trattamento, medico o meno, ha saputo però dare una soluzione a questi individui. La medicina, nel corso degli ultimi 30 anni, ha fatto enormi balzi in avanti per contenere e combattere l’alopecia androgenetica senza però riuscire ad eradicare il problema.

Le armi più efficaci per contrastare e combattere questo tipo di calvizie sono rappresentate da:

  • FUE, trattamento basato sull’estrazione ed il reimpianto di unità follicolari

  • FUT, trattamento chirurgico basato sul trapianto di strisce di cuoio capelluto

  • Cellule staminali

  • Laser terapia

  • PRP

  • Tecnica della moltiplicazione dei capelli

  • Terapia farmacologica


Il FUE per il trattamento dell’alopecia adrogenetica


Il FUE, follicular unit extraction, è una delle tecniche più diffuse e collaudate per la lotta all’alopecia. Questa tecnica prevede il prelievo di follicoli dalla zona della corona per trapiantarli nell’aria affetta da calvizie. L’intervento da risultati soddisfacenti ed è poco invasivo. Ha tempi di esecuzione particolarmente lunghi poiché i follicoli vengono estratti e trapiantati singolarmente. Negli ultimi anni si stanno sperimentando tecniche automatiche di trapianto mediante utilizzo di appositi macchinari.

Il superamento della tecnica FUT


La tecnica FUT, follicular unit transplantation, è stata a lungo utilizzata nella chirurgia estetica per la cura della calvizie. Il trattamento prevede il prelievo di una striscia trasversale di cuoio capelluto dalla nuca ed il successivo trapianto nella zona da trattare. Il limite di questa tecnica è rappresentato dall’alta invasività e dall’evidente cicatrice che si genera nell’area donatrice. I pro di questa tecnica sono rappresentati dall’alta probabilità di attecchimento dei follicoli trapiantati e dagli effetti estetici finali. Le difficoltà nell’esecuzione, che prevede grande esperienza e capacità del chirurgo, unita all’invasività ha fatto si che questa tecnica venga eseguita sempre meno.

Cellule staminali


La ricerca sulle cellule staminali ha permesso alla medicina di ottenere importanti informazioni e risultati clinici. Per la cura dell’alopecia questa tecnica consente di raggiungere risultati soddisfacenti sebbene sia ancora poco diffusa rispetto ad altri trattamenti. Le cellule staminali necessarie sono prelevate da un campione di grasso autologo e innestate nell’area affetta da calvizie. Le caratteristiche delle cellule staminali permettono a quest’ultime di riattivare i follicoli facendo ricrescere i capelli in modo naturale.

La tecnica basata sulle cellule staminali e scarsamente invasiva ed offre un risultato estetico positivo. Il trattamento, però, necessita spesso di essere ripetuto a distanza di 6 mesi per aumentare la resa estetica e la durata nel tempo.

Laser terapia e alopecia androgenetica


La tecnologia laser, dalla sua scoperta, ha trovato moltissime applicazioni nel campo della medicina. Anche nella cura della calvizie, il laser dimostra di essere uno strumento valido, non invasivo e dal facile utilizzo. I dispositivi laser a bassa frequenza sono configurati come caschi o spazzole, hanno la capacita di arrestare la caduta e stimolare la ricrescita ma non rappresentano una soluzione definitiva. Il laser, difatti, non da risultati sulla ricrescita dei follicoli “morti” e il trattamento deve essere ripetuto per mantenere i risultati ottenuti. Alcuni caschi e spazzole sono costruiti per essere utilizzati direttamente dal paziente in autonomia, senza la necessità di un medico estetico.

Il PRP


La tecnica con PRP, plasma ricco di piastrine, è un trattamento elaborato negli ultimi anni e che ha avuto una forte diffusione sia per i costi che per l’efficacia. Il trattamento prevede il prelievo di sangue dal paziente e la successiva centrifuga dello stesso per separare le varie componenti e prelevare del plasma ricco di piastrine. Il PRP viene così iniettato nel cuoio capelluto per stimolare le cellule staminali in quiescenza a riprendere la loro attività favorendo la rivascolarizzazione dell’area, la riparazione delle cellule danneggiate e il ripristino dei follicoli miniaturizzati.

L’effetto delle piastrine è determinato dall’ampio numero di fattori di crescita presenti al suo interno che entrano in comunicazione con le cellule staminali attraverso i recettori che queste cellule posseggono. Questo trattamento è indicato soprattutto per quei soggetti dove l’alopecia è ancora ad uno stadio intermedio poiché non è in grado di stimolare la crescita dei capelli perduti bensì consente di ripristinare la salute dei bulbi attivi ed in generale del cuoio capelluto.

Tecnica della “moltiplicazione dei capelli”


Il trattamento della moltiplicazione dei capelli, o clonazione, è stato sviluppato nel corso degli ultimi 10 anni ed è ancora in fase di sviluppo. Il trattamento prevede il prelievo di unità follicolari sane e la loro coltura in laboratorio mediante clonazione. Le unità follicolari clonate vengono successivamente trapiantate sulla zona affetta da calvizie con risultati ottimali. Ad oggi, i limiti di questa tecnica sono rappresentati dal fatto che la procedura è ancora poco conosciuta e sviluppata, che spesso i capelli clonati mostrano una diversa pigmentazione rispetto a quelli naturali e che i tempi necessari per un trattamento completo sono particolarmente lunghi.

Terapie farmacologiche


Le terapie farmacologiche più diffuse e note sono rappresentate da finasteride e minoxidil. La finasteride è impiegata per bloccare la conversione del testosterone in diidrotestosterone inibendo l’enzima 5-alfa reduttasi di tipo 2. Con questo farmaco la presenza di diidrotestosterone nel follicolo viene drasticamente ridotta invertendo il processo di miniaturizzazione. Questa soluzione non permette la ricrescita totale e la caduta si riattiva alla fine del ciclo di assunzione. Inoltre ha effetti indesiderati sull’apparato riproduttivo ed agisce negativamente sulla libido e sull’umore del paziente.

Il minoxidil è uno dei farmaci più diffusi nella cura della calvizie ed utilizzato fondamentalmente per via topica ovvero mediante applicazione diretta sul cuoio capelluto. Molti dei meccanismi che portano il minoxidil a bloccare la caduta ed invertire la tendenza sono sconosciuti. La lozione agisce sui follicoli solo per il periodo dell’applicazione e dunque non capace di risolvere il problema in modo definitivo. Per l’uso topico gli effetti indesiderati più comuni sono legati a possibili irritazioni del cuoio capelluto e crescita di peli indesiderati nel caso di una applicazione scorretta.

In collaborazione con Pasquale Ambrosio.

Fonti:

  • William W. Huang, Christine S. Ahn, Clinical Manual of Dermatology, Springer

  • Tullio Cainelli, Alberto Giannetti, Alfredo Rebora, Manuale di dermatologia medica e chirurgica, McGraw Hill 2017.

  • Rei Ogawa, Total Scar Managment, Springer, 2020.

  • Antonella Tosti, Bianca Maria Piraccini, Tricologia Ambulatoriale, Springer, 2014.

  • Davide D’amico, Manuale di Chirurgia Generale. Piccin 2018.

  • Carlo D’Aniello, Manuale di Medicina Estetica, Masterbooks, 2019

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