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Capsula fibrosa periprotesica

Capsula fibrosa periprotesica


Mer 15/03/2023 | Dott. Tania Basile

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La capsula fibrosa periprotesica è una membrana generata da una reazione fibrosa a seguito dell’impianto di protesi mammarie, ad esempio dopo mastoplastica additiva. La capsula fibrosa si genera in risposta al riconoscimento di un corpo esterno all’interno dell’organismo. Questo tipo di reazioni sono comuni nell’organismo umano e caratterizzano diversi processi fisiologici. La capsula periprotesica isola le protesi dalle strutture anatomiche circostanti e limita il riposizionamento delle protesi nei tessuti. A seconda della gravità, la contrattura capsulare può essere impercettibile o condurre a conseguenze sia sul piano estetico sia a livello infiammatorio grave richiedendo nuovo intervento chirurgico.

COS’È


La capsula fibrosa periprotesica è una sorta di “fodera” di tessuto fibroso che si genera in presenza di un corpo estraneo nell’organismo. Nello specifico, la reazione è conseguente all’impianto di protesi al seno attraverso una mastoplastica additiva. Il processo di formazione della capsula è graduale e nelle prime fasi è assolutamente impercettibile dai pazienti. È, altresì, da considerarsi un evento fisiologico, oltre che necessario, se si concentra nei limiti periprotesici. La formazione delle capsule isola la protesi dalle strutture limitrofe ed evita che la protesi si distribuisca in altre aree dal sito di impianto.

La severità delle contratture capsulari è distinta attraverso la classificazione di Baker che si dipana in 4 stadi ovvero da un primo stadio, dove la presenza della capsula non è percepita né dal paziente né dall’indagine palpatoria medica, ad uno stadio finale, il quarto, dove l’irrigidimento è massimo e la presenza della capsula diventa evidente all’esame visivo e causa di distorsione della mammella.

CAUSE


La formazione della capsula fibrosa è un processo fisiologico e normale per l’organismo umano. Tuttavia, il processo può degenerare, con conseguenze per la salute, e richiedere l’intervento medico, fino ad un nuovo intervento chirurgico riparatorio. La formazione di tali capsule è una delle conseguenze “naturali” della mastoplastica additiva a causa delle protesi utilizzate. Difatti, con l’evoluzione dei materiali per la costruzione delle protesi questi rischi si sono ridotti sensibilmente al 5% circa degli interventi totali a fronte delle percentuali del passato che superavano il 30%.

La causa più comune che porta alla formazione del tessuto fibroso è la presenza di infezioni subcliniche, ovvero infezioni asintomatiche e inapparenti che si evolvono senza che il paziente o il medico siano in grado di individuarle, almeno negli stadi iniziali. Un ulteriore fattore causale è l’iperproliferazione di tessuto cicatriziale su base infiammatoria.

Ancora più importante è la natura delle protesi utilizzate ovvero forma e materiale utilizzato. In passato, le mastoplastiche additive comportavano un numero elevato di evoluzioni severe di contratture capsulari. Con le nuove protesi questi rischi si sono notevolmente ridotti a percentuali inferiori al 5%.

SINTOMI


I sintomi della presenza di capsula fibrosa sono molto variabili essendo la condizione distinta in diversi stadi di gravità. Questi stadi sono riportati nella classificazione di Baker, un metodo per stabilire la severità del disturbo ed i trattamenti medici conseguenti. Tale classificazione prevede:

  • I grado – Presenza della capsula ma assenza di sintomatologia e impercettibile all’indagine palpatoria.

  • II grado – Sensazione della presenza della capsula possibile in alcuni casi; capsula percettibile all’esame palpatorio.

  • III grado – Capsula fibrosa visibile all’esame obiettivo e mammella dura al tatto con distorsione lieve o moderata della stessa.

  • IV grado – La distorsione della mammella appare marcata con irrigidimento totale del tessuto. La capsula fibrosa periprotesica diventa molto visibile.


TRATTAMENTO


Non vi sono ad oggi soluzioni non chirurgiche (capsulectomia o capsulotomia), per il trattamento della contrattura capsulare se non, in fase preventiva, la gestione del processo infiammatorio. È altresì opportuno considerare che in fase di intervento il chirurgo estetico è tenuto a limitare i rischi di formazione di contrattura utilizzando protesi biocompatibili di ultima generazione, installandole in sede sotto-muscolare e non sottocutanea, posizionando un drenaggio per permettere l’espulsione delle raccolte ematiche.

Una soluzione non chirurgica, con studi scientifici rilevanti, è l’utilizzo di farmaci che bloccano i recettori per i leucotreni. L’uso di zafirlukast, in primis, permette di ridurre la distorsione capsulare e la sofferenza mammaria senza la necessità di ricorrere ad intervento chirurgico. Questa soluzione permette, in modo non invasivo, di esporre le pazienti a nuovi interventi e a tutti i rischi correlati, il più comune è la recidiva.

RISCHI E COMPLICAZIONI


Le complicazioni più comuni legate a questa condizione sono:

  • Edema

  • Sieroma

  • Infezione

  • Recidiva della contrattura capsulare


FONTI:

  • Niccolò Scuderi et al, Trattamento della contrattura capsulare da impianto protesico mammario. Giornale di Chirurgia, Vol.29 N°816, pp 369-372, 2008.

  • Matteo Basso et al, A cura di. Medicina e chirurgia estetica del corpo. London: Elsevier Health Sciences Italy; 2011.

  • Ruben Oddenino, a cura di. Chirurgia plastica estetica. Padova: Piccin; 2006.

  • Hanna Headon, Kasem Kasem, Kefah Mokbel. Capsular Contracture after Breast Augmentation: An Update for Clinical Practice. Archives of Plastic Surgery. 2015;42(5):532.


 


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