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10 regole per la cicatrice più bella del mondo

10 regole per la cicatrice più bella del mondo


Mar 01/03/2016 | Dott. Daniele Bollero |  Medico Certificato Ethigate

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Dottore…voglio una cicatrice invisibile

E’ una frase che sentiamo ripetere spesso dai nostri pazienti che confidano nelle capacità e abilità quasi magiche del chirurgo plastico.

La cicatrice è l’esito di una riparazione dei tessuti con chiusura ermetica.Ogni lesione cutanea (spontanea, traumatica o chirurgica) provoca un processo infiammatorio endogeno che porterà alla formazione di una cicatrice. Come un esercito invisibile, all’inizio alcune cellule specializzate creano un coagulo che ferma il sanguinamento. Poi si scatena la vera riparazione tissutale con la formazione di neo tessuto cicatriziale. Per fare tutto questo le nostre cellule richiedono ossigeno,portato da nuovi vasi capillari che vengono a formarsi. Questo è il motivo per cui le cicatrici sono inizialmente arrossate, per via appunto del maggiore afflusso sanguigno. Terminato il lavoro di cicatrizzazione, i nuovi capillari formatisi non hanno più necessità di fornire ossigeno extra e iniziano lentamente a regredire, schiarendo l’esito cicatriziale stesso.

La cicatrice perfetta è sottile, stretta, senza sintomi ma per ottenere questo risultato ci vuole tempo, anche anni in alcuni casi, insieme ad una pianificazione corretta di diverse strategie.

Esistono infatti, fattori indipendenti per la cicatrizzazione che vanno analizzati allo scopo di prevenire l’insorgenza di cicatrici patologiche e programmare un corretto e soddisfacente esito:

 


  1. Genetica: l’influenza del patrimonio genetico può incidere su diversi fronti. Potrà essere di tipo razziale, dove le persone di colore sono più a rischio di sviluppo di cicatrici attive. Ma esiste anche una predisposizione familiare, se in famiglia qualcuno ha avuto cicatrizzazioni anomale, il rischio di sviluppare cheloidi o cicatrici ipertrofiche sarà sicuramente alto. La raccolta di un’anamnesi accurata e specifica è fondamentale.

  2. Tensione: le ferite chiuse con molta tensione cutanea possono sviluppare un processo infiammatorio maggiore con conseguente sviluppo di cicatrici attive per un lungo periodo. Sta quindi al chirurgo plastico ridurre al massimo queste tensioni, suturando le ferite in maniera molto morbida.

  3. Aree anatomiche: ci sono zone che “perdonano” molto in termini di qualità della cicatrice. Ad esempio nella zona delle orbite, delle palpebre i risultati estetici sono sostanzialmente ottimi, al contrario la regione sternale e dorsale, per via delle diverse forze di trazione che si sviluppano nei movimenti, possono creare frequentemente cicatrici patologiche o allargamenti delle cicatrici stesse

  4. Condizione della ferita: una ferita con margini sfrangiati e/o contaminati avrà maggior rischio di sviluppare cicatrici anomale. Da qui la possibilità di esiti non esteticamente piacevoli in caso di traumi. In un secondo tempo il chirurgo plastico potrà eseguire una revisione della cicatrice migliorandone l’aspetto estetico

  5. Tecnica operatoria: il chirurgo plastico non è un mago, creando sempre segni ogni volta che incide la cute ma utilizza tecniche che ne diminuiscono l’impaccio estetico magari inserendoli in una piega, camuffandoli come una ruga o posizionandoli in aree poco visibili come il cuoio capelluto. Inoltre una tecnica chirurgica di chiusura delle ferite meno invasiva inciderà in maniera positiva sulla qualità della guarigione; fili di sutura sottili, capacità di suture intradermiche di tipo estetico sono tra le chiavi per sequele cicatriziali poco visibili

  6. Salute e fattori ambientali: i farmaci assunti, le patologie pre-esistenti, l’esposizione a radiazioni possono ritardare la guarigione e creare una cicatrizzazione anomala. Fattori che diminuiscono l’afflusso sanguigno locale come il fumo, lo smog possono anch’essi creare ritardi di guarigione e conseguentemente risultati estetici insufficienti. Ecco che quindi che un corretto stile di vita e una buona salute sono una delle basi per esiti gradevoli.

  7. Infezioni: un’infezione durante il processo di guarigione rovinerà sicuramente la “nostra” cicatrice. Diventa importante una corretta gestione di tutto il processo, dalla sutura in condizioni igieniche ottimali alle medicazioni successive.

  8. Alimentazione: una scorretta alimentazione può provocare dei ritardi di guarigione che si ripercuotono sulla qualità finale dell’esito. No ad una dieta ricca di grassi che provoca alti tassi di infiammazione prolungati, una riparazione cellulare ritardata, una ridotta produzione di collagene.

  9. Esposizione solare: inizialmente una lesione in via di guarigione avrà una disposizione delle cellule confusa, l’esposizione solare può provocare una iperpigmentazione della cicatrice stessa che può diventare anche stabile nel tempo. L’abitudine di utilizzare filtri protettivi di alto grado, da rinnovare ogni 2-3 ore di fotoesposizione, permette comunque di praticare le normali attività all’aria aperta.

  10. Cura della cicatrice: anche nel post-trattamento esistono strategie terapeutiche per diminuire l’impaccio estetico della cicatrice stessa. La migliore strategia di trattamento è l’uso del silicone (in gel o cerotto) da iniziare tra la terza e la quarta settimana dall’intervento, momento di massima attività di riparazione.Il silicone crea una pressione costante sulla cicatrice insieme a un isolamento meccanico dall’esterno diminuendo la fase infiammatoria della cicatrice stessa.


 

Da questo decalogo per la cicatrice perfetta si evidenzia chiaramente il ruolo del paziente nel partecipare in maniera attiva all’esito estetico finale del trattamento. Una cicatrice diventa quindi lo spunto per un lavoro di team tra paziente stesso e chirurgo plastico con l’obbiettivo comune di minimizzarne le sequele.




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Bollero Daniele

Autore

Chirurgia plastica,Medicina estetica

Dott. Daniele Bollero

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