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La cellulite tra fisiologia e patologia: modalità d’intervento e nuovi trattamenti.

La cellulite tra fisiologia e patologia: modalità d’intervento e nuovi trattamenti.


Gio 21/09/2017 | Dott. Pier Luca Bencini

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La cellulite tra fisiologia e patologia: modalità d’intervento e nuovi trattamenti.


A partire dalla fine degli anni ‘70, la medicina estetica iniziava a farsi largo, creandosi energicamente uno spazio sempre maggiore attirando verso di sé quelle competenze che sarebbero dovute essere terreno specifico di studio della Dermatologia e della Chirurgia Plastica,uniche specializzazioni all’epoca accademicamente riconosciute, ma che allora snobbavano altezzosamente tutte le problematiche estetiche, come non meritevoli di alcuna attenzione, perché considerate non malattie. Questo approccio a determinate problematiche si è poi rivelato errato nel corso degli anni, approfondendo sempre più le argomentazioni in esame.


 


Il dibattito nel corso degli anni attorno al tema della cellulite


Uno degli argomenti più controversi è stato da sempre, come spiega il dott. Bencini, la cellulite. I sostenitori della medicina estetica, soprattutto della scuola francese ed italiana, si affannavano a dimostrarne la dignità di vera e propria patologia cercando di trovare delle definizioni altisonanti per un semplice inestetismo, cercando così di legittimare la convinzione che si fosse in presenza di una patologia seria che necessitasse di trattamenti.


Ben diverso era invece l’atteggiamento riscontrabile negli Stati Uniti, ricorda il dott. Bencini, dove la considerazione che si aveva della problematica della cellulite era limitata a casi ben più circoscritti e gravi, laddove per cellulite si intendeva una grave infezione del tessuto adiposo, e che quell’altra, che riempiva pagine e pagine delle allora riviste di salute di estrazione popolare, non era altro che una peculiarità anatomica del sesso femminile, soprattutto caucasico ed asiatico.


Il dott. Bencini spiega che, dal momento che non esiste alcuna morbilità o mortalità associata ad essa, la cellulite non poteva, sostenevano gli anglosassoni, essere considerata una malattia. Tuttavia, ricorda il dott. Bencini, ben presto questa considerazione è venuta progressivamente meno nel tempo, il che ha portato alla considerazione attuale che si ha nei confronti della cellulite non più classificata come un problema irrilevante ai fini della salute di pazienti principalmente femminili. In ogni caso: malattia o semplice inestetismo, la cellulite non piace a nessuno e rappresenta un problema importante, sia per l’alto numero di donne che ne soffre (tra l’85 ed il 98% delle femmine post puberali) che per le sue importanti implicazioni sulla qualità della vita femminile. Quindi rappresenta un problema sociale che non può essere ignorato da un medico ed a cui va offerta una adeguata e corretta risposta.


Diventa dunque di fondamentale importanza, sostiene il dott. Bencini, trovare un trattamento che permetta di intervenire in maniera efficace su di una situazione che non è più derubricabile come marginale, ma che è di estrema rilevanza per la salute ed il benessere di un numero sempre crescente di donne. A complicare il problema però, sottolinea il dott. Bencini, è che nel lessico ordinario si tende a ricomprendere sotto il termine di cellulite una serie di disturbi differenti che vanno dalla obesità localizzata, alla cute edematosa fino a quella a materasso. Per poter proporre al paziente una strategia terapeutica razionale occorre innanzitutto fare chiarezza sulla attendibilità scientificamente comprovata delle varie ipotesi patogenetiche proposte.


 


Modalità di intervento e di trattamento dei setti fibrosi, causa strutturale dell’aspetto a buccia d’arancia


Negli anni sono state messe a punto svariate tecniche di intervento, ognuna delle quali ha provato ad apportare miglioramenti non solo sugli effetti procurati sul corpo delle pazienti, ma anche sul versante della tipologia di approccio alla patologia, che come appunto sottolineato dal dott. Bencini, ha cessato di essere trattata in maniera irrilevante o secondaria. Spesso tuttavia, tali tecniche si sono rivelate inefficaci anche per una mancata o poco profonda conoscenza delle cause da cui deriva la cellulite, o per un’erronea valutazione delle sedi e delle modalità di intervento.


La causa strutturale del cosiddetto effetto a “buccia d’arancia”, tipico della cellulite, è dovuta a livello anatomico alla presenza di setti fibrosi che attraversano verticalmente il pannicolo adiposo. Sono proprio questi setti fibrosi a causare depressioni e irregolarità della superficie della pelle, con quell’effetto tipico di pelle irregolare.


Il dott. Bencini spiega come a partire dal 2000, partendo da questa ipotesi, sia stata proposta una tecnica che ricorre a dei microtagli mirati dei tralci fibrosi che attraverso un sottile ago inserito per via sottocutanea  permette di correggere con ottimi risultati questo fastidioso inestetismo, senza esiti cicatriziali di rilievo. Questa tecnica, spiega il dott. Bencini, agisce recidendo in maniera precisa e controllata i setti fibrosi con un sistema di subcisione guidata, ottenendo il rilascio della cute che così facendo diventa più omogenea.


Questa metodica è stata poi messa ulteriormente a punto nel corso degli anni, ottenendo anche la certificazione FDA (Food and Drug Administration, il severo ente di controllo governativo statunitense, che si occupa della regolamentazione dei prodotti farmaceutici ed alimentari), aprendo la strada ad un lungo e rigoroso lavoro di ricerca, che ha portato ad un intervento selettivo e controllato sui setti responsabili, riducendo al minimo gli effetti collaterali, permettendo un perfetto controllo della profondità e dell’area sotto verticale che occorre liberare.


Ma un aspetto essenziale che il dott. Bencini sottolinea più volte, e che è stato fondamentale per permettere di approfondire le tematiche relative al trattamento della cellulite, è ciò che riguarda il diverso atteggiamento e approccio nei confronti della cellulite stessa, che ha consentito di non considerarla più alla stregua di un elemento naturale ed inevitabile nel corso della vita di una donna, ma come una vera e propria patologia che porta con sé disagi e malesseri che possono colpire anche psicologicamente la paziente, e che in quanto tali è necessario trattare e sui quali è doveroso intervenire, cosi da poter apportare dei sensibili miglioramenti alla salute, e alla vita, di moltissime donne.

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